DOMANDA: Nell’ISKCON ci viene insegnato di seguire i quattro principi regolatori, tra i quali l’astensione dal sesso illecito, che spesso è il più critico di tutti. Comunque ci sono situazioni dove un membro della coppia non è d’accordo nella messa in pratica della restrizione sessuale, e questo può portare ad una drastica rottura del matrimonio. Cosa si può fare in questi casi?
E’ una questione scottante, che richiede una chiarificazione onesta ed urgente. Non è la prima volta che ne parlo, ma fin’ora l’ho fatto con studenti molto intimi. Secondo ciò che ho imparato dagli insegnamenti di Shrila Prabhupada, sono solito distinguere tra due categorie di sesso illecito: la prima riguarda l’attività sessuale nel periodo pre-matrimoniale o fuori dall’ambito matrimoniale; la seconda riguarda invece la stessa attività all’interno del vincolo matrimoniale, tra una coppia regolarmente unita di fronte a Dio, con l’autorizzazione e la benedizione del Maestro Spirituale, che santifica il matrimonio. Entrambe le categorie vanno sotto il nome di sesso illecito – per usare un’espressione familiare ai devoti – tuttavia credo che non ci sia paragone tra le conseguenze del sesso illecito extra-coniugale, e quelle generate dal sesso illecito all’interno di una coppia religiosamente costituita. Il termine “sesso illecito” è usato per sottolineare che gli organi sessuali non sono giocattoli e, sia per gli uomini che per le donne, la loro funzione specifica, oltre a quella diuretica, è quella della procreazione. Così come qualsiasi altro strumento, non solo corporeo, anche gli organi sessuali esistono ad uno scopo ben preciso; qualsiasi altra funzione per la quale vangano impiegati è detta perciò impropria o “illecita”. Ricordiamo che l’essere incarnato subisce molti condizionamenti, poiché assieme ad un certo corpo eredita un enorme bagaglio karmico di samskara1 e vasana2. Per alcune persone quindi l’impulso può essere così forte che, nonostante tutte le buone intenzioni, possono verificarsi alcuni errori. Ma una cosa è l’errore che si verifica all’interno della coppia sposata, ben altro è l’errore fuori dal matrimonio. Fuori dall’ambito della coppia regolarmente sposata, l’errore è disastroso, sia a livello personale che sociale, mentre all’interno di quello stesso ambito il danno è contenuto - comunque sto ancora parlando di danno, quindi non fraintendete. Per Grazia divina, ho sempre sottolineato vivamente l’importanza di seguire i principi regolatori, e non sto affermando ciò che avete appena sentito per promuovere un comportamento differente, uno standard diverso. Credo che coloro che si sono posti come obiettivo la realizzazione spirituale e aspirano a sviluppare il puro amore per Dio, dovrebbero seguire rigorosamente i principi della libertà, ed evitare quindi di dedicarsi ad attività sessuali illecite. Allo stesso tempo, in molti anni di esperienza nel consigliare persone di varia età, ceto e cultura, ho testimoniato molte sofferenze causate dall’applicazione acritica e intransigente della legge. Le persone vivono su differenti piani di coscienza: è un’eccezione trovare due persone allo stesso livello, anche se entrambi desiderano sinceramente diventare devoti insieme. In una coppia c’è spesso un partner che compie un avanzamento più veloce, mentre l’altro potrebbe rimanere ad un livello stazionario per un po’ di tempo. Questo generalmente genera un divario. Sto consigliando da decenni ai coniugi di aiutarsi l’un l’altro, di essere pazienti e tolleranti. Se uno dei due ha bisogno di aiuto, l’altro dovrebbe offrirglielo generosamente. Forse non ho sottolineato abbastanza questo fatto … ritengo che una persona dovrebbe seguire rigorosamente i principi regolatori, ma ora sto parlando di casi che potrebbero portare a serie agitazioni in una famiglia, e spesso anche al tradimento. Non sto sostenendo che qualcuno dovrebbe abbandonare il principio della purezza, ma bisogna capire che le persone possono essere curate solo con amore ed affetto costanti. Se tra marito e moglie ci sono effettiva sincerità e amicizia, in qualche misura ci saranno anche amore ed affetto reali; se c’è la volontà di aiutare l’altro a superare i propri limiti, allora si possono fare, con accortezza, alcune concessioni, evitando così grossi disastri, seri e irreparabili. Ho visto persone che con rigidità hanno represso a lungo i loro impulsi e infine hanno abbandonato i loro voti religiosi.
Considerando allo stesso modo il sesso illecito extra-coniugale e le occasionali debolezze che possono insorgere nella vita coniugale, mostreremmo carenza di maturità culturale e di comprensione spirituale. Per correggere il carattere di una persona o per curare una malattia, dobbiamo favorire la guarigione attraverso un metodo progressivo e non usando proibizioni unilaterali. Un dottore esperto sa sempre come e quando somministrare le medicine. Non mi sorprenderei se una giovane coppia tra i miei studenti una volta ogni tanto cedesse in effusioni che vanno oltre il limite. Certamente è cosa che non incoraggio, perché in tal modo si accresce l’identificazione col corpo, si disperdono preziose risorse psichiche e ci si distrae dal vero obiettivo della vita: la Krishna-bhakti.
Repressione e sublimazione.
Chiunque reprima gli impulsi sessuali senza essere in grado di sublimarli - il che comporta un incremento della sadhana e attaccamento a guru e Krishna - non sarà in grado di resistere abbastanza a lungo, e si dirigerà inevitabilmente verso una caduta. Queste cadute potrebbero essere così serie che l’individuo moralmente e spiritualmente prostrato, potrebbe non essere più in grado di riprendersi, almeno nel corso di quella vita. Come insegnano le scritture Vedico-vaishnava, solo poche persone, in quest’era, sono già così evolute da potersi astenere completamente e immediatamente dall’attività sessuale. La maggior parte degli individui ha bisogno di un distacco graduale, protetto dall’istituzione del matrimonio, e regolato dai quattro principi - fondamento necessario per la conduzione di vita etica e il perseguimento della realizzazione spirituale. La gestione delle emozioni richiede grande competenza e maturità, sia culturale che spirituale. Gli insegnamenti delle Scritture e la guida del Maestro Spirituale è quindi imprescindibile, specialmente nei momenti cruciali della vita, quando una persona deve fare scelte fondamentali - ad esempio quella riguardante l’ashrama- che, se mal condotte, potrebbero mettere a repentaglio o bloccare l’avanzamento spirituale. Sia la repressione degli impulsi che l’indulgenza priva di controllo possono produrre nevrosi e seri disturbi della personalità. La psicologia vedica spiega che le energie psicofisiche, indispensabili per il viaggio verso la trascendenza, non dovrebbero essere mai negate o represse, né disperse indiscriminatamente; dovrebbero invece essere usate correttamente, in maniera vantaggiosa e propedeutica allo sviluppo della personalità. In altre parole, dovrebbero essere impiegate nella procreazione o sublimate attraverso l’impegno nel servizio devozionale. Harinama japa e nama sankirtana, l’adorazione delle Divinità e le compagnie spirituali sono gli strumenti migliori per superare i problemi legati alla lussuria. L’esperienza ci insegna che attraverso la disciplina del bhakti-yoga, non solo è possibile sublimare gli impulsi - con l’eliminazione della loro carica inconscia distruttiva - ma anche reintegrarli su un piano di coscienza pura, come rasa divino. Viceversa, quando si cede indiscriminatamente a tali impulsi, questi annebbiano, oscurano la coscienza, provocando confusione, frustrazione e sofferenza; sopraffanno il soggetto con concezioni effimere e identificazioni con il corpo, lo predispongono a tendenze ed istinti distruttivi. La scienza della bhakti mira all’esatto opposto: rendere le persone pienamente coscienti delle loro natura divina e della loro relazione d’amore con Dio, per il benessere di tutti, e primariamente di sé stessi. Il secondo e il terzo capitolo della Bhagavadgita ci insegna che chiunque reprime certi impulsi ma nella mente continua a covare attaccamento per gli oggetti del piacere - persistendo nella loro contemplazione e desiderandoli interiormente - non avrà successo sul sentiero dello yoga. Dobbiamo imparare a distaccarci dagli oggetti dei sensi non solo fisicamente (tyaga) ma anche psicologicamente (vairagya), trascendendo il desiderio; e per questo c’è una disciplina, un percorso da seguire, con metodi e tempi che differiscono parzialmente da persona a persona, secondo i vari livelli di coscienza e le condizioni psicologiche dell’individuo in questione. Questi metodi sono ovviamente tutti finalizzati al raggiungimento del medesimo obiettivo: superare l’identificazione col corpo e la tendenza alla effimera gratificazione sensoriale per sviluppare la pura bhakti. Krishna dice che per abbandonare il gusto inferiore, condizionato e condizionante, fonte di molteplici sofferenze, e per riorientare le dinamiche fisiche e mentali, è necessario provare un gusto superiore: “L’anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale”. (Bg. II.59).
Decisioni giuste e decisioni sbagliate.
Chi si assume l’alto magistero di insegnante spirituale dovrebbe possedere una chiara visione delle reali potenzialità di un aspirante discepolo e non accettare da parte sua, soprattutto se in giovane età e se non ha mostrato segni tangibili di maturità e dominio sui sensi, un voto di celibato che impegna per tutta la vita. Questa maturità dovrebbe essere distribuita sui piani cognitivo, emotivo e comportamentale. Una scelta che in termini assoluti è la migliore, per mancanza di adeguata preparazione e se effettuata nel periodo sbagliato, può produrre seri danni. Se non aiutata, la persona che incorre in queste difficoltà generalmente sviluppa un senso di fallimento personale e un pesante senso di colpa che col tempo causano inibizione, depressione, blocchi emotivi e ostacoli nel progresso spirituale. Il senso di colpa appena descritto può essere definito patologico, contrariamente a quello salutare e benefico che sorge quando il soggetto, consapevole dei propri errori, se ne pente profondamente e trova in sé stesso, in guru e in Krishna, la forza per superarli. Nell’ambito del grihastha ashrama, in tanti anni ho potuto testimoniare una vasta sintomatologia e numerosi danni causati da decisioni affrettate e mentalità rigida. Molti matrimoni sono falliti perché il coniuge che trovava difficoltà nel controllo dei sensi, di fronte ad un partner rigido è andato a cercare gratificazione fuori dal matrimonio, avviando storie extraconiugali, quindi tradendo il coniuge e producendo così una condizione infernale per tutte le persone coinvolte. Queste situazioni generano grande imbarazzo e dolore; condannano i figli a sperimentare angoscia e modelli di vita negativi, e il consorte ad angosciarsi e a soffrire profondamente. Affetto vero significa andare incontro ai bisogni degli altri, prendere in seria considerazione ogni effettiva necessità che nasce all’interno della famiglia. Se una persona ritiene di non potersi o di non volersi concedere certi compromessi, allora non dovrebbe sposarsi, perché se lo fa se ne pentirà amaramente per il resto della vita. Coppia significa due persone, due persone che promettono di aiutarsi reciprocamente per la vita. Se una delle due si trova nel bisogno e l’altra non aiuta, tale rifiuto ostacolerà l’avanzamento spirituale di entrambe, rifiuto che non può essere sostenuto in nome della devozione a Krishna. Potrà magari esserci imbarazzo, o qualche altro tipo di sentimento simile, ma in alcune occasioni si deve fare uno sforzo per aiutare, in questo caso per aiutare colui o colei che abbiamo scelto come compagno/a di viaggio. Ho testimoniato molte situazioni conflittuali ed ho raggiunto la profonda convinzione della necessità di una mediazione, di affetto reciproco, di reciproca attenzione. Quando il desiderio di avere rapporti assume una proporzione psicologica pericolosa - dando vita ad un’idea fissa, ad una vera e propria nevrosi - si dovrebbe agire come con qualsiasi altra malattia, cercando un rimedio e una cura. Per esperienza posso affermare che quando le persone vengono dirette e consigliate con affetto e comprensione, oltre che con fermezza, risolvono bene i loro problemi, trovando gradualmente un equilibrio, sviluppando distacco e serenità, scoprendo un tipo di affetto che non si basa sul rapporto sessuale. Il vero affetto, quello spirituale, non richiede rapporti sessuali o contatto fisico. Questo tipo di affetto è obiettivo e risultato finale della bhakti, e si ottiene dopo lunga e costante pratica; non è quindi il punto di partenza. All’inizio la coppia deve sforzarsi di superare una serie di ostacoli, ma per avere successo in questo, lo sforzo deve essere unito a capacità ed esperienza sufficienti, oltre a maturità culturale e spirituale in coscienza di Krishna.
Condizionamenti culturali.
Ho parlato di doveri religiosi, ma dovremmo spendere qualche parola anche sull’ambiente culturale in cui ciascuno di noi - consapevolmente o meno - vive. Nell’ultimo secolo, la cultura occidentale si è lasciata affascinare in maniera crescente dal razionalismo e dal materialismo, inquinandosi ed inquinando progressivamente con una letteratura pseudo-scientifica, che ha contribuito considerevolmente allo sviluppo di un comportamento sessuale pericolosamente permissivo. Questa letteratura ha indotto le persone a pensare all’erotismo e agli atti sessuali come qualcosa di strettamente necessario, di inevitabile, vitale, paragonando il desiderio sessuale al bisogno di cibo, di acqua e di aria. Non solo la soddisfazione di questo impulso è stata presentata come imprescindibile; si è anche dichiarato che chiunque lo trascura, svilupperà disturbi psicologici. E’ difficile calcolare l’ampiezza del danno che tale mentalità ha causato e sta causando. Si tratta veramente di una piaga sociale e psicologica, sia a livello collettivo che a livello individuale.
Affetto spirituale.
Sul piano della realizzazione spirituale, dell’affetto spirituale e dell’amicizia, il rapporto sessuale diventa totalmente inutile, estraneo e artificiale. Ma, come sappiamo, le persone raggiungono la perfezione dopo molto sforzo. Secondo gli shastra una coppia sposata che riesce a non incorrere nel sesso illecito si trova sul sentiero diretto verso la perfezione. Fino a quel momento ci sono numerose distrazioni e la realizzazione spirituale è qualcosa di ancora vago, velato. I risultati di una ricerca scientifica fatta da alcuni universitari americani (Wisconsin, 1968), ha confermato le autorevoli affermazioni degli shastra dimostrando che numerose coppie possono ben vivere senza avere rapporti sessuali, posto che coltivino interessi elevati e valori etici. L’astensione dal sesso extra-coniugale, che genera condizioni infernali nella coppia e nella relazione tra genitori e figli, quindi nella società, dovrebbe essere perseguita con determinazione. Il sesso illecito nell’ambito della coppia sposata può essere paragonato al metadone dell’eroinomane. Il metadone è meglio dell’eroina (rapporto extra-coniugale), ma ancora meglio del metadone è superare il problema. Anche il metadone infatti crea dipendenza, seppur non così forte e devastante come quella causata dall’eroina. Come ho detto in numerose occasioni, in definitiva, per risolvere ogni tipo di problema, economico, sociale o emotivo, la vera soluzione è sviluppare una mentalità cosciente di Krishna. Vista l’ampiezza e la complessità della tematica, questa risposta non si propone ovviamente di esaurire in maniera soddisfacente i vari argomenti toccati, ma vuol servire da orientamento per uno studio e una meditazione più profondi sulla tematica(1). Tracce o engrammi nella memoria che determinano la conformazione della psiche profonda o dell’inconscio, e che sono l’origine delle tendenze (vasana) e dei meccanismi mentali(2). Tendenze latenti che condizionano il carattere e il comportamento dell’individuo.
(1) Tracce o engrammi nella memoria che determinano la conformazione della psiche profonda o dell’inconscio, e che sono l’origine delle tendenze (vasana) e dei meccanismi mentali.
(2) Tendenze latenti che condizionano il carattere e il comportamento dell’individuo.