La sorgente di ogni qualità.
La Caitanya Caritamrita spiega che la compagnia dei sadhu è la sorgente di tutte le qualità spirituali. Attraverso il sat-sanga l'anima si risveglia e comincia a percepire direttamente, non più attraverso l'ego o la mente. Ciascuno di noi può sperimentare ciò, ma ogni esperienza che si acquisisce poi deve essere anche profondamente compresa, elaborata, interiorizzata, affinché diventi patrimonio stabile della persona.
L'importanza degli altri.
Nel nostro percorso spirituale dovremmo sentire forte l'esigenza non solo di profondamente comprendere ed elaborare noi per primi le intuizioni che per grazia di Shri Shri Guru e Krishna abbiamo, ma anche di operare affinché altri le comprendano, in modo da condividere con chi lo desidera la ricchezza che ci è stata data in dono. Ogni sentiero di realizzazione spirituale lo si percorre con successo nella misura in cui noi teniamo conto degli altri e li favoriamo nel loro progredire. Nella nostra vita gli altri non ci sono come comparse ma come coo-protagonisti, che assieme a noi fanno il viaggio dell'esistenza verso la meta che è l'amore. Anche l'importanza della compagnia dei sapienti illuminati è usufruibile nella misura in cui noi apprezziamo e valorizziamo la loro presenza. Attraverso i loro insegnamenti e modello di vita, il nostro impegno dovrebbe essere sempre volto a correggere e a migliorare i nostri comportamenti, per svincolarci da ciò che ostacola, rallenta o addirittura rovina il nostro e altrui progresso spirituale.
Favorire stati di serenità.
Dobbiamo sempre impegnarci in qualsiasi circostanza della vita a ricostituire con gli altri condizioni di serenità (shanti), anche quando siamo stati offesi o umiliati. Favorire questo stato di serenità e di benessere interiore (ben diverso dalla effimera gratificazione dei sensi) è ciò che contraddistingue un sadhu. A volte non è un'operazione semplice, specialmente quando abbiamo a che fare con persone che reagiscono con rancore, con risentimento, poiché mancano di elasticità e vivono rinchiuse in schemi rigidi, ma ogni nostro sforzo in questa direzione garantisce il nostro vero successo nella vita spirituale.
La capacità adattiva.
Una delle facoltà più grandi dell'intelligenza è quella adattiva, che spesso è carente anche nelle persone cosiddette colte che però non conoscono la vera sapienza né la saggezza. I sapienti hanno la capacità di espandere la visione degli altri, i quali possono così acquisire la capacità di accogliere più diversità in quello che era il loro ridotto panorama causato dalla loro miopia mentale. Oltre a ciò le persone sante, ancor più dei sapienti, vedono le qualità, le potenzialità, le facoltà dell'anima in chiunque, anche se represse e incatenate, e sanno come fare per rievocarle, per suscitare il loro risveglio.
Vivere giocando.
Si deve vivere da devoti giocando, ma giocando seriamente, rispettando tutte le regole del gioco, con conoscenza, rispetto e lealtà nei confronti del gioco stesso e di chi gioca con noi. Questo gioco è accompagnato da un'ondosa ed entusiasmante felicità. La vita spirituale non è una nenia ripetitiva: vivere spiritualmente è molto più dinamico che vivere materialmente. Inoltre, la coscienza spirituale include anche la conoscenza della materia; la trascendenza, infatti, include ciò che trascende: non è una fuga da, ma è un superamento di.
Modulare il rapporto con gli altri.
Quando ci troviamo di fronte a persone che non hanno desiderio di approfondire e giudicano con schemi rigidi, dobbiamo tenere di conto di ciò e cercare di individuare una scala valoriale condivisa per poter comunicare sulla base di tali valori comuni. Laddove non si dovessero identificare tali valori comuni, è bene mantenere le giuste distanze, ma sempre con grande rispetto, secondo il comune detto “buoni confini, buoni vicini”. Come prenderci cura degli altri, come valorizzarli, come rapportarsi a coloro che sono da noi coscienzialmente più distanti, è il primo insegnamento da acquisire nella vita spirituale.
La critica costruttiva.
La critica è negativa quando è tesa a sminuire e a disprezzare gli altri, ma esiste anche una critica costruttiva, animata dal desiderio di fare il bene altrui. La spiritualità non è scollegata da un rigoroso comportamento etico-morale. L'etica e la morale sono fondamentali per la realizzazione spirituale. Yama e niyama sono le prime lezioni da acquisire: ciò che deve essere fatto e ciò che non si deve fare. L'aderenza a tali principi permette di procedere rapidamente e con gioia sul sentiero della Bhakti.
Apprezzare le qualità degli altri.
Maya generalmente non entra nella nostra vita in maniera imponente, ma sottilmente. Dobbiamo stare attenti a non concederle neanche un minimo spazio, e la prima raccomandazione da seguire è quella di non reagire alle provocazioni. Se ci poniamo nella posizione di apprezzare le qualità degli altri (e negli altri possiamo sempre trovare qualche buona qualità, anche quelle che noi non abbiamo), possiamo intessere relazioni buone e di valore con tutti. Dobbiamo fare di tutto per risvegliare buoni sentimenti in chiunque incontriamo, comportandoci sempre a partire dalla base imprescindibile di sattva-guna, conquistando gli altri con l'amore. Non dobbiamo spintonare ma attrarre; questo è lo stile di Krishna: suona il flauto e ci attrae. Per rassicurare gli altri ed entrare nel loro cuore dobbiamo dare loro garanzie, e la migliore garanzia è la nostra purezza. Senza la forza della purezza non si può trasmettere il messaggio divino; non è la potenza dell'eloquenza che convince ma la nostra purezza. Anche se qualcosa vi viene detto in maniera arrogante, ma voi lo prendete candidamente, voi siete vittoriosi. Pensate all'opposto: prendere tutto quel che ci dicono gli altri come un'offesa. La vita diventa un inferno. Nella Bhagavad-gita Shri Krishna spiega che gli è molto caro colui che è benevolo con tutte le creature. Vaikuntha non è un altrove: è un qui ed ora nelle relazioni. Vaikuntha è una modalità relazionale: quella della Bhakti.
La creatività nelle relazioni.
Siamo esseri creativi e valiamo nella misura in cui siamo creativi per cercare di creare ottime relazioni, affinché la diversità non ci separi ma ci arricchisca. Guardiamo alle persone come ad esseri spirituali, a prescindere dal corpo che portano: giovane e avvenente, vecchio e malandato. A prescindere dalle loro caratteristiche esteriori, diamo a tutti occasioni per risvegliarsi spiritualmente. Non dobbiamo fare distinzioni tra colti e incolti: chiunque si avvicina, che sia seduto al vertice della piramide sociale o che sia sdraiato alla sua base, è un'anima da curare. Per aiutare le persone occorre capire quali sono gli attaccamenti che le legano e, quasi senza farsi notare, aiutarle a sciogliere quei nodi, sempre con il massimo rispetto. L'opposto a ciò è l'abuso, che ci fa cadere schiacciati dalle offese. Quel che Krishna ci invia è per offrirlo a Lui; così dobbiamo rapportarci agli altri nel gioco della vita.
La Caitanya Caritamrita spiega che la compagnia dei sadhu è la sorgente di tutte le qualità spirituali. Attraverso il sat-sanga l'anima si risveglia e comincia a percepire direttamente, non più attraverso l'ego o la mente. Ciascuno di noi può sperimentare ciò, ma ogni esperienza che si acquisisce poi deve essere anche profondamente compresa, elaborata, interiorizzata, affinché diventi patrimonio stabile della persona.
L'importanza degli altri.
Nel nostro percorso spirituale dovremmo sentire forte l'esigenza non solo di profondamente comprendere ed elaborare noi per primi le intuizioni che per grazia di Shri Shri Guru e Krishna abbiamo, ma anche di operare affinché altri le comprendano, in modo da condividere con chi lo desidera la ricchezza che ci è stata data in dono. Ogni sentiero di realizzazione spirituale lo si percorre con successo nella misura in cui noi teniamo conto degli altri e li favoriamo nel loro progredire. Nella nostra vita gli altri non ci sono come comparse ma come coo-protagonisti, che assieme a noi fanno il viaggio dell'esistenza verso la meta che è l'amore. Anche l'importanza della compagnia dei sapienti illuminati è usufruibile nella misura in cui noi apprezziamo e valorizziamo la loro presenza. Attraverso i loro insegnamenti e modello di vita, il nostro impegno dovrebbe essere sempre volto a correggere e a migliorare i nostri comportamenti, per svincolarci da ciò che ostacola, rallenta o addirittura rovina il nostro e altrui progresso spirituale.
Favorire stati di serenità.
Dobbiamo sempre impegnarci in qualsiasi circostanza della vita a ricostituire con gli altri condizioni di serenità (shanti), anche quando siamo stati offesi o umiliati. Favorire questo stato di serenità e di benessere interiore (ben diverso dalla effimera gratificazione dei sensi) è ciò che contraddistingue un sadhu. A volte non è un'operazione semplice, specialmente quando abbiamo a che fare con persone che reagiscono con rancore, con risentimento, poiché mancano di elasticità e vivono rinchiuse in schemi rigidi, ma ogni nostro sforzo in questa direzione garantisce il nostro vero successo nella vita spirituale.
La capacità adattiva.
Una delle facoltà più grandi dell'intelligenza è quella adattiva, che spesso è carente anche nelle persone cosiddette colte che però non conoscono la vera sapienza né la saggezza. I sapienti hanno la capacità di espandere la visione degli altri, i quali possono così acquisire la capacità di accogliere più diversità in quello che era il loro ridotto panorama causato dalla loro miopia mentale. Oltre a ciò le persone sante, ancor più dei sapienti, vedono le qualità, le potenzialità, le facoltà dell'anima in chiunque, anche se represse e incatenate, e sanno come fare per rievocarle, per suscitare il loro risveglio.
Vivere giocando.
Si deve vivere da devoti giocando, ma giocando seriamente, rispettando tutte le regole del gioco, con conoscenza, rispetto e lealtà nei confronti del gioco stesso e di chi gioca con noi. Questo gioco è accompagnato da un'ondosa ed entusiasmante felicità. La vita spirituale non è una nenia ripetitiva: vivere spiritualmente è molto più dinamico che vivere materialmente. Inoltre, la coscienza spirituale include anche la conoscenza della materia; la trascendenza, infatti, include ciò che trascende: non è una fuga da, ma è un superamento di.
Modulare il rapporto con gli altri.
Quando ci troviamo di fronte a persone che non hanno desiderio di approfondire e giudicano con schemi rigidi, dobbiamo tenere di conto di ciò e cercare di individuare una scala valoriale condivisa per poter comunicare sulla base di tali valori comuni. Laddove non si dovessero identificare tali valori comuni, è bene mantenere le giuste distanze, ma sempre con grande rispetto, secondo il comune detto “buoni confini, buoni vicini”. Come prenderci cura degli altri, come valorizzarli, come rapportarsi a coloro che sono da noi coscienzialmente più distanti, è il primo insegnamento da acquisire nella vita spirituale.
La critica costruttiva.
La critica è negativa quando è tesa a sminuire e a disprezzare gli altri, ma esiste anche una critica costruttiva, animata dal desiderio di fare il bene altrui. La spiritualità non è scollegata da un rigoroso comportamento etico-morale. L'etica e la morale sono fondamentali per la realizzazione spirituale. Yama e niyama sono le prime lezioni da acquisire: ciò che deve essere fatto e ciò che non si deve fare. L'aderenza a tali principi permette di procedere rapidamente e con gioia sul sentiero della Bhakti.
Apprezzare le qualità degli altri.
Maya generalmente non entra nella nostra vita in maniera imponente, ma sottilmente. Dobbiamo stare attenti a non concederle neanche un minimo spazio, e la prima raccomandazione da seguire è quella di non reagire alle provocazioni. Se ci poniamo nella posizione di apprezzare le qualità degli altri (e negli altri possiamo sempre trovare qualche buona qualità, anche quelle che noi non abbiamo), possiamo intessere relazioni buone e di valore con tutti. Dobbiamo fare di tutto per risvegliare buoni sentimenti in chiunque incontriamo, comportandoci sempre a partire dalla base imprescindibile di sattva-guna, conquistando gli altri con l'amore. Non dobbiamo spintonare ma attrarre; questo è lo stile di Krishna: suona il flauto e ci attrae. Per rassicurare gli altri ed entrare nel loro cuore dobbiamo dare loro garanzie, e la migliore garanzia è la nostra purezza. Senza la forza della purezza non si può trasmettere il messaggio divino; non è la potenza dell'eloquenza che convince ma la nostra purezza. Anche se qualcosa vi viene detto in maniera arrogante, ma voi lo prendete candidamente, voi siete vittoriosi. Pensate all'opposto: prendere tutto quel che ci dicono gli altri come un'offesa. La vita diventa un inferno. Nella Bhagavad-gita Shri Krishna spiega che gli è molto caro colui che è benevolo con tutte le creature. Vaikuntha non è un altrove: è un qui ed ora nelle relazioni. Vaikuntha è una modalità relazionale: quella della Bhakti.
La creatività nelle relazioni.
Siamo esseri creativi e valiamo nella misura in cui siamo creativi per cercare di creare ottime relazioni, affinché la diversità non ci separi ma ci arricchisca. Guardiamo alle persone come ad esseri spirituali, a prescindere dal corpo che portano: giovane e avvenente, vecchio e malandato. A prescindere dalle loro caratteristiche esteriori, diamo a tutti occasioni per risvegliarsi spiritualmente. Non dobbiamo fare distinzioni tra colti e incolti: chiunque si avvicina, che sia seduto al vertice della piramide sociale o che sia sdraiato alla sua base, è un'anima da curare. Per aiutare le persone occorre capire quali sono gli attaccamenti che le legano e, quasi senza farsi notare, aiutarle a sciogliere quei nodi, sempre con il massimo rispetto. L'opposto a ciò è l'abuso, che ci fa cadere schiacciati dalle offese. Quel che Krishna ci invia è per offrirlo a Lui; così dobbiamo rapportarci agli altri nel gioco della vita.