Napoli, 11 Dicembre 2009.
Andiamo a visitare con Shrila Gurudeva il museo nazionale di Capodimonte, all'interno dell'omonima Reggia costruita verso la metà del diciottesimo secolo per Carlo di Borbone, re di Napoli.All'interno sono ospitate le Gallerie Nazionali di Capodimonte, una delle più importanti pinacoteche d'Italia. Vi sono custodite opere straordinarie di Raffaello, Caravaggio, Simone Martini, Masaccio, Tiziano e altri grandi che hanno scritto alcune pagine tra le più importanti della storia dell'arte. Con Shrila Gurudeva anche l'arte e la storia diventano strumento di riflessione sul senso della vita, per rafforzare il desiderio di ricollegare l'umano al Divino. In alcuni dipinti di Jackes De Backer (1570) vediamo raffigurate l'invidia, la superbia, l'accidia e la lussuria. Una donna che ha serpenti al posto dei capelli e che mangia alla gente il cuore: è l'invidia. La superbia schiaccia, fagocita, calpesta oggetti e persone. Il degrado impera nell'accidia: una rete che avvolge, chiude, paralizza. Nella lussuria trionfa il vizio che travolge ogni virtù: qui l'illusione esplode, s'impone, fa perdere il senso, la ragione. I commenti di Shrila Gurudeva illuminano la nostra comprensione, ci insegnano ad utilizzare il dizionario del mondo spirituale per leggere e capire questo mondo, le opere degli uomini, i fatti della storia. Nella “Parabola dei Ciechi” di Peter Bruegel vediamo raffigurato un concetto che Shrila Prabhupada esprime nei suoi libri: uomini che seguono false guide sono come ciechi che si lasciano guidare da altri ciechi; la loro fine è cadere a terra, piegati, i volti lacerati dal dolore. Nei grandi dipinti di Luca Giordano vediamo scene buie di degradazione e visioni illuminate di saggezza, speranza, liberazione. L'eterno dilemma dell'essere umano è raffigurato nel dipinto del Carraccio: “Ercole al Bivio”. La virtù esorta Ercole ad andare verso l'alto e gli offre come guida i testi sacri, mentre la lussuria lo chiama verso il basso e gli propone inganni, maschere da indossare. Originariamente anche l'arte, come la religione, la filosofia e la scienza, era considerata una via per realizzare la verità oltre l'illusione, l'essenza oltre le forme, la bellezza che è celata nel cuore. Shrila Gurudeva ci rivela la vera Arte, ci insegna a rendere ogni esperienza strumento di evoluzione.
Napoli, 12 Dicembre 2009.
Inizia il Seminario “Yoga come Arte di Vivere”. E' una ricchezza portare questo tema tra la gente che soffre, che si ammala, che si sforza per mantenere buone relazioni, che si sente disorientata e, non sapendo, rincorre illusioni. L'arte dello Yoga è l'arte di vivere, è la via per giungere alla meta, per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi: la libertà, la felicità, l'amore. Quante persone arrancano nel cammino della vita. L'esistenza incarnata è costellata di imprevisti e crisi. Queste crisi non sono disgrazie: sono occasioni di crescita se solo le sappiamo affrontare con attitudine costruttiva. Shrila Gurudeva offre insegnamenti pratici su come far luce nel nostro archivio segreto: l'inconscio, il karmashaya, dove viene registrata ogni nostra esperienza: azione, parola, pensiero, desiderio, emozione. Qui si determina il nostro presente, si forgia il nostro futuro. Come entrare in profondità nell'inconscio? Attivando una diversa modalità di pensiero rispetto a quella propria del pensiero automatico. C'è gente che nasce e muore senza aver mai sperimentato il pensiero non automatico, libero da condizionamenti. Nasce e muore schiava di automatismi. Lo Yoga della Bhakti insegna ad osservare con distacco la propria mente, aiuta a destrutturare condizionamenti inconsci, ci permette di comprendere i bisogni della psiche e del corpo e di armonizzarli con quelli dell'anima. Dopo il prasada piacevolmente condiviso con i partecipanti al Seminario, ci dedichiamo nel pomeriggio ad un'esperienza di visualizzazione meditativa. Come vorrei essere. Come vorrei vivere. Shrila Gurudeva evoca immagini che ci ristorano, che ci permettono di vedere soluzioni finora mai viste. Prima che scivolino nell'inconscio, fissiamo queste immagini nel giardino della memoria, affinché possiamo rievocarle nel momento del bisogno. Seduti in cerchio, impariamo a percepirci diversi dal corpo, diversi dai pensieri angoscianti che ci assillano. Abbiamo un corpo ma non siamo il corpo. Abbiamo una mente ma non siamo la mente. Siamo davanti al mare, su di una scogliera, e visualizziamo come vorremmo vivere, come desideriamo essere. Il sole, le onde, le immagini più care che ci pervadono e arrivano fino al cuore. Leggerezza, pace, liberazione, solidarietà, equilibrio, calore, benessere, liberazione: scrive una ragazza seduta accanto a me che ho conosciuto sofferente per la morte del padre avvenuta qualche anno fa e che per la prima volta partecipa ad un Seminario di Shrila Gurudeva. Testimoniamo un altro dei piccoli grandi miracoli che accompagnano la diffusione del potente e meraviglioso messaggio della Bhakti.
Napoli, 13 Dicembre 2009.
Andiamo a fare una passejapa nella Villa Floridiana. Il panorama che vediamo è bellissimo: la costa amalfitana, Posillipo, Capri, il vulcano Vesuvio che impera su Napoli, riflessi d'oro e d'argento sull'acqua. Vediamo una barca che solca il mare. La scia che apre nell'acqua è illuminata dai tiepidi riflessi di un sole invernale. Il pensiero va alla scia luminosa che il Maestro ci apre nell'oceano del samsara: seguirla ci permette di raggiungere la sponda della consapevolezza, dell'immortalità, della beatitudine. Noi vogliamo seguire quella scia. Il tempo scorre. Alle 10.30 abbiamo dato appuntamento ai partecipanti al Seminario di ieri per proseguire con un programma di domande e risposte. Dobbiamo andare. “Il tempo non si ferma, e i nostri corpi non smettono di consumarsi”, dice Shrila Gurudeva a bassa voce mentre riprendiamo la via del ritorno. Poche parole che ci riportano alla realtà dell'esistenza incarnata. Realizziamo ancora di più la sacralità, l'unicità, la preziosità indicibile dei momenti vissuti alla presenza del Maestro, che ci indica la luminosa via dell'Amore. Ce la mostra, la spiega, la percorre lui stesso e ci avvolge di luce e di ispirazione con il suo comportamento. La gratitudine e l'affetto riempiono il cuore e dal cuore dilagano, dentro e fuori di noi. Nella sala della cara devota che ci ospita ci raccogliamo in un bhajan. Sono arrivate le persone che ieri abbiamo invitato. “Questo mondo non è scollegato dal sovrammondo. La famiglia, il lavoro, la salute, le relazioni, persino la politica: niente è sconnesso dalla dimensione spirituale. Non c'è niente in questo mondo che non possa essere utilizzato per la realizzazione spirituale. Lo spirito dobbiamo calarlo sulla terra e la terra dobbiamo ricongiungerla al cielo”. Così Shrila Gurudeva inizia a parlare e prosegue descrivendo i quattro principali obiettivi dell'essere umano: i catur purushartha, che culminano nell'Amore. L'Amore, la Bhakti, è la quintessenza, è l'unico vero obiettivo da raggiungersi nella vita. É il param gati: la meta suprema (Bhagavad-gita XVIII.54). Come si pratica e a cosa serve la disciplina della Bhakti? La pratica della Bhakti produce anartha nivritti, la destrutturazione dei condizionamenti, sviluppa attrazione per la Realtà, gusto per la vita spirituale, affetto intenso e infine Amore per Dio e per tutti gli esseri. Un Amore che si irradia. Tante domande e tante risposte si susseguono: il perdono, la genetica, la voce interiore, il distacco emotivo, la compassione. Una madre chiede a proposito del figlio che soffre. Lei non riesce a gestire questa sofferenza, ma le parole che ascolta le permettono di intravedere una soluzione. Affiora la speranza, scintilla una luce oltre il tunnel. Sono le 13.30. Anche se le domande sarebbero ancora molte, dobbiamo prendere prasada e poi partire per tornare in Toscana. Finita la lezione una signora che ci ha conosciuto oggi per la prima volta si avvicina a Shrila Gurudeva: “La ringrazio: mi ha fatto vivere momenti come non li vivevo da lungo tempo. Sono finalmente riuscita a rilassarmi, a sentire un'armonia interiore. Ho sentito enorme giovamento”. Espressioni di soddisfazione che giungono con naturalezza e portano luce nel cuore. Dopo il prasada salutiamo i cari devoti che ci hanno ospitato e ci rimettiamo in viaggio. Shri Sankirtana yajna, ki jay! Shrila Gurudeva, ki jay!
Andiamo a visitare con Shrila Gurudeva il museo nazionale di Capodimonte, all'interno dell'omonima Reggia costruita verso la metà del diciottesimo secolo per Carlo di Borbone, re di Napoli.All'interno sono ospitate le Gallerie Nazionali di Capodimonte, una delle più importanti pinacoteche d'Italia. Vi sono custodite opere straordinarie di Raffaello, Caravaggio, Simone Martini, Masaccio, Tiziano e altri grandi che hanno scritto alcune pagine tra le più importanti della storia dell'arte. Con Shrila Gurudeva anche l'arte e la storia diventano strumento di riflessione sul senso della vita, per rafforzare il desiderio di ricollegare l'umano al Divino. In alcuni dipinti di Jackes De Backer (1570) vediamo raffigurate l'invidia, la superbia, l'accidia e la lussuria. Una donna che ha serpenti al posto dei capelli e che mangia alla gente il cuore: è l'invidia. La superbia schiaccia, fagocita, calpesta oggetti e persone. Il degrado impera nell'accidia: una rete che avvolge, chiude, paralizza. Nella lussuria trionfa il vizio che travolge ogni virtù: qui l'illusione esplode, s'impone, fa perdere il senso, la ragione. I commenti di Shrila Gurudeva illuminano la nostra comprensione, ci insegnano ad utilizzare il dizionario del mondo spirituale per leggere e capire questo mondo, le opere degli uomini, i fatti della storia. Nella “Parabola dei Ciechi” di Peter Bruegel vediamo raffigurato un concetto che Shrila Prabhupada esprime nei suoi libri: uomini che seguono false guide sono come ciechi che si lasciano guidare da altri ciechi; la loro fine è cadere a terra, piegati, i volti lacerati dal dolore. Nei grandi dipinti di Luca Giordano vediamo scene buie di degradazione e visioni illuminate di saggezza, speranza, liberazione. L'eterno dilemma dell'essere umano è raffigurato nel dipinto del Carraccio: “Ercole al Bivio”. La virtù esorta Ercole ad andare verso l'alto e gli offre come guida i testi sacri, mentre la lussuria lo chiama verso il basso e gli propone inganni, maschere da indossare. Originariamente anche l'arte, come la religione, la filosofia e la scienza, era considerata una via per realizzare la verità oltre l'illusione, l'essenza oltre le forme, la bellezza che è celata nel cuore. Shrila Gurudeva ci rivela la vera Arte, ci insegna a rendere ogni esperienza strumento di evoluzione.
Napoli, 12 Dicembre 2009.
Inizia il Seminario “Yoga come Arte di Vivere”. E' una ricchezza portare questo tema tra la gente che soffre, che si ammala, che si sforza per mantenere buone relazioni, che si sente disorientata e, non sapendo, rincorre illusioni. L'arte dello Yoga è l'arte di vivere, è la via per giungere alla meta, per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi: la libertà, la felicità, l'amore. Quante persone arrancano nel cammino della vita. L'esistenza incarnata è costellata di imprevisti e crisi. Queste crisi non sono disgrazie: sono occasioni di crescita se solo le sappiamo affrontare con attitudine costruttiva. Shrila Gurudeva offre insegnamenti pratici su come far luce nel nostro archivio segreto: l'inconscio, il karmashaya, dove viene registrata ogni nostra esperienza: azione, parola, pensiero, desiderio, emozione. Qui si determina il nostro presente, si forgia il nostro futuro. Come entrare in profondità nell'inconscio? Attivando una diversa modalità di pensiero rispetto a quella propria del pensiero automatico. C'è gente che nasce e muore senza aver mai sperimentato il pensiero non automatico, libero da condizionamenti. Nasce e muore schiava di automatismi. Lo Yoga della Bhakti insegna ad osservare con distacco la propria mente, aiuta a destrutturare condizionamenti inconsci, ci permette di comprendere i bisogni della psiche e del corpo e di armonizzarli con quelli dell'anima. Dopo il prasada piacevolmente condiviso con i partecipanti al Seminario, ci dedichiamo nel pomeriggio ad un'esperienza di visualizzazione meditativa. Come vorrei essere. Come vorrei vivere. Shrila Gurudeva evoca immagini che ci ristorano, che ci permettono di vedere soluzioni finora mai viste. Prima che scivolino nell'inconscio, fissiamo queste immagini nel giardino della memoria, affinché possiamo rievocarle nel momento del bisogno. Seduti in cerchio, impariamo a percepirci diversi dal corpo, diversi dai pensieri angoscianti che ci assillano. Abbiamo un corpo ma non siamo il corpo. Abbiamo una mente ma non siamo la mente. Siamo davanti al mare, su di una scogliera, e visualizziamo come vorremmo vivere, come desideriamo essere. Il sole, le onde, le immagini più care che ci pervadono e arrivano fino al cuore. Leggerezza, pace, liberazione, solidarietà, equilibrio, calore, benessere, liberazione: scrive una ragazza seduta accanto a me che ho conosciuto sofferente per la morte del padre avvenuta qualche anno fa e che per la prima volta partecipa ad un Seminario di Shrila Gurudeva. Testimoniamo un altro dei piccoli grandi miracoli che accompagnano la diffusione del potente e meraviglioso messaggio della Bhakti.
Napoli, 13 Dicembre 2009.
Andiamo a fare una passejapa nella Villa Floridiana. Il panorama che vediamo è bellissimo: la costa amalfitana, Posillipo, Capri, il vulcano Vesuvio che impera su Napoli, riflessi d'oro e d'argento sull'acqua. Vediamo una barca che solca il mare. La scia che apre nell'acqua è illuminata dai tiepidi riflessi di un sole invernale. Il pensiero va alla scia luminosa che il Maestro ci apre nell'oceano del samsara: seguirla ci permette di raggiungere la sponda della consapevolezza, dell'immortalità, della beatitudine. Noi vogliamo seguire quella scia. Il tempo scorre. Alle 10.30 abbiamo dato appuntamento ai partecipanti al Seminario di ieri per proseguire con un programma di domande e risposte. Dobbiamo andare. “Il tempo non si ferma, e i nostri corpi non smettono di consumarsi”, dice Shrila Gurudeva a bassa voce mentre riprendiamo la via del ritorno. Poche parole che ci riportano alla realtà dell'esistenza incarnata. Realizziamo ancora di più la sacralità, l'unicità, la preziosità indicibile dei momenti vissuti alla presenza del Maestro, che ci indica la luminosa via dell'Amore. Ce la mostra, la spiega, la percorre lui stesso e ci avvolge di luce e di ispirazione con il suo comportamento. La gratitudine e l'affetto riempiono il cuore e dal cuore dilagano, dentro e fuori di noi. Nella sala della cara devota che ci ospita ci raccogliamo in un bhajan. Sono arrivate le persone che ieri abbiamo invitato. “Questo mondo non è scollegato dal sovrammondo. La famiglia, il lavoro, la salute, le relazioni, persino la politica: niente è sconnesso dalla dimensione spirituale. Non c'è niente in questo mondo che non possa essere utilizzato per la realizzazione spirituale. Lo spirito dobbiamo calarlo sulla terra e la terra dobbiamo ricongiungerla al cielo”. Così Shrila Gurudeva inizia a parlare e prosegue descrivendo i quattro principali obiettivi dell'essere umano: i catur purushartha, che culminano nell'Amore. L'Amore, la Bhakti, è la quintessenza, è l'unico vero obiettivo da raggiungersi nella vita. É il param gati: la meta suprema (Bhagavad-gita XVIII.54). Come si pratica e a cosa serve la disciplina della Bhakti? La pratica della Bhakti produce anartha nivritti, la destrutturazione dei condizionamenti, sviluppa attrazione per la Realtà, gusto per la vita spirituale, affetto intenso e infine Amore per Dio e per tutti gli esseri. Un Amore che si irradia. Tante domande e tante risposte si susseguono: il perdono, la genetica, la voce interiore, il distacco emotivo, la compassione. Una madre chiede a proposito del figlio che soffre. Lei non riesce a gestire questa sofferenza, ma le parole che ascolta le permettono di intravedere una soluzione. Affiora la speranza, scintilla una luce oltre il tunnel. Sono le 13.30. Anche se le domande sarebbero ancora molte, dobbiamo prendere prasada e poi partire per tornare in Toscana. Finita la lezione una signora che ci ha conosciuto oggi per la prima volta si avvicina a Shrila Gurudeva: “La ringrazio: mi ha fatto vivere momenti come non li vivevo da lungo tempo. Sono finalmente riuscita a rilassarmi, a sentire un'armonia interiore. Ho sentito enorme giovamento”. Espressioni di soddisfazione che giungono con naturalezza e portano luce nel cuore. Dopo il prasada salutiamo i cari devoti che ci hanno ospitato e ci rimettiamo in viaggio. Shri Sankirtana yajna, ki jay! Shrila Gurudeva, ki jay!