Appunti di Viaggio.
“Alla ricerca della Sacro. Sulla via dello Yoga e delle sacre confluenze”.
Seminario alle pendici dell'Himalaya.
29 Agosto 2010, “Visita alla grotta di Vasistha”.
29 Agosto 2010, “Visita alla grotta di Vasistha”.
Oggi andiamo in visita alla grotta del saggio Vasistha. La strada per raggiungere questo sacro luogo ci conduce nell'intimità di paesaggi naturali bellissimi, che ci danno la comprensione di che cosa davvero voglia dire essere alle pendici dell'Himalaya. La strada è dissestata a causa delle recenti forti piogge; ci sono frane, grossi alberi divelti, rocce sulla carreggiata che ostacolano il percorso e talvolta anche torrenti che la attraversano. Dentro di noi viene spontanea la seguente riflessione: il viaggio della vita è spesso tortuoso, ma se abbiamo scelto la giusta meta, infine esso ci riporta a casa. Siamo arrivati alla grotta del saggio Vasistha. Qui la Ganga scorre impetuosa tra alte montagne. Questa è la dimora degli yogi, di coloro che hanno fatto della ricerca di Dio lo scopo della loro vita. Prima di entrare nella grotta, Shrila Gurudeva ci aiuta a predisporci con la giusta consapevolezza per poter cogliere il massimo beneficio dalla visita di questo sacro luogo. Per quasi tutti noi è la prima volta, e forse sarà anche l'ultima in questa nostra vita, in cui abbiamo la possibilità di entrare in contatto con le speciali energie divine che caratterizzano questo tirtha. “Nella Rivelazione vedica (Shruti) e nella Tradizione (Smriti), sono narrate le gesta di grandi saggi. Tra questi eccellono i sapta rishi, i sette saggi che rappresentano le stelle più luminose tra tutti i veggenti, e Vasistha è uno di questi. Noi siamo a Vasistha nivasa, la dimora di Vasistha. Per favore, non limitatevi a contemplare le suggestive bellezze naturali di questo luogo. Cercate piuttosto di entrarvi in contatto con l'anima. Percepirete un'energia alta, superiore, puramente spirituale, parama shakti. Le dimore dei grandi saggi, o i luoghi dove anche solo per breve tempo si sono fermati, ci offrono la preziosa, inestimabile opportunità di entrare in contatto con la loro energia spirituale che, se accolta con cuore sincero, purifica, eleva, permette di liberarci da condizionamenti e sofferenze. Socchiudete gli occhi, lasciatevi trasportare dal canto spirituale che adesso intoneremo e cercate di comprendere che cosa per voi c'è di più importante nella vostra vita e qual è la cosa più preziosa che vorreste apprendere e realizzare dagli insegnamenti e dal modello di vita dei grandi saggi e dei puri devoti del Signore. Tra qualche minuto entreremo in un antro buio, in un varco aperto nella roccia. Prima di entrarvi dobbiamo affinare la nostra coscienza, altrimenti vedremo soltanto un buco nero, come quando cerchiamo di guardare dentro di noi senza avere una visione spirituale. Occorre volgere i sensi dal fenomenico esterno a quella realtà superiore che costituisce l'essenza di tutto ciò che vedete. Questo obiettivo lo potrete conseguire concentrandovi nella meditazione e nell'invocazione di sacri mantra”. Shrila Gurudeva prosegue spiegandoci la figura di Vasistha e la sua storia, narrandoci alcuni degli episodi più importanti della sua vita. Vasistha è stato uno dei precettori di Shri Rama e ha vissuto dedicandosi completamente al dharma e al servizio d'amore a Dio. Saggi come Vasistha vivono per gli altri, per favorire la loro realizzazione dell'essenza divina e il raggiungimento del puro Bene, ed è questo il segreto della felicità vera. Mentre Shrila Gurudeva ci racconta alcune storie tratte dal Mahabharata legate alla figura di Vasistha, alcuni indiani pronunciano sommessamente inni sacri davanti all'entrata della grotta. Che Vasistha ci arricchisca con la sua saggezza, con la sua sapienza, con la sua devozione. Siamo qui nella speranza di poter ricevere la sua misericordia e attraverso di lui la grazia divina. In questo momento speciale percepiamo chiaramente che questo nostro viaggio è tempo di grazia: ci sta aiutando ad uscire dalle gabbie dei condizionamenti per volare alto nel cielo. Finalmente entriamo nella grotta. Un'energia potentissima ci invade; seguiamo le orme del nostro Maestro che ci porta a vedere nel buio la luce. In fondo alla grotta sediamo in raccoglimento davanti alle Murti di Shiva e di Vasistha ed offriamo loro fiori e incensi pronunciando nel cuore e ad alta voce la seguente preghiera: che il Signore ci dia volontà ed ispirazione per dedicarci al servizio d'Amore, scopo e più alta beatitudine della vita. Dopo questa toccante esperienza, impossibile a descriversi pienamente a parole, ci rechiamo in una vicina spiaggia dove offriamo puja a Ganga Devi, madre di tutti gli esseri. Che miracolo essere giunti fin qua e aver potuto ricevere dalla nostra Guida occhi per vedere! Sulla spiaggia Shrila Gurudeva risponde ad alcune nostre domande su temi tra cui: il senso di possesso e lo spirito di offerta; la libertà da pretese e motivazioni egoistiche, l'importanza dello spirito ascetico. Mentre Shrila Gurudeva parla, alcune farfalle ci volano attorno. Anche loro sembrano gioire della vita con noi.
30 Agosto 2010, “Un giorno memorabile”.
Questo giorno costituisce per Shriman Matsya Avatar Prabhu una speciale ricorrenza: 34 anni fa incontrava per la prima volta quello che sarebbe diventato il suo amato Maestro spirituale e il viaggio che lo aveva portato ad incontrarlo e a conoscerlo era iniziato proprio qui a Rishikesh, dove uno yogi gli aveva parlato di Shrila Prabhupada e gli aveva raccomandato di recarsi da lui per apprendere lo Yoga della Bhakti. Al mattino ascoltiamo una memoria di questo primo viaggio a Rishikesh e del primo incontro del nostro Maestro con Shrila Prabhupada. Nel pomeriggio ci rechiamo in visita presso un'importante Università indiana che ha impostato l'insegnamento e l'attività di ricerca in senso tradizionale, ovvero secondo i principi tipici di una vera e propria Gurukula. Nata all'interno di un'organizzazione socio-spirituale che rappresenta in India una realtà di grande rilievo a livello locale e nazionale, questa Università raccoglie migliaia di studenti sia in India che all'estero, con collaborazioni internazionali del più alto livello. Siamo qui anche perché interessati come Centro Studi Bhaktivedanta ad accogliere la richiesta di una collaborazione nell'organizzazione di Corsi congiunti riconosciuti dal Governo indiano. Dopo essere stati accolti dal Preside e dal Vicepreside dell'Università, ci rechiamo nella sala in cui il nostro Maestro è stato invitato a tenere un discorso rivolto ad oltre cinquecento studenti e professori presenti. Il modo in cui veniamo accolti, con l'offerta di doni, cibo, canti e applausi, è davvero encomiabile. Ci sentiamo ospiti d'onore e allo stesso tempo membri di una famiglia ritrovata. Lo scopo che perseguiamo è comune: l'elevazione della coscienza verso la realizzazione della nostra natura spirituale e del nostro rapporto d'amore con Dio e con tutti gli esseri. Nel contesto di questo progetto formativo, ogni scienza e disciplina ha valore nella misura in cui consente di avvicinarsi alla realizzazione di tale primario obiettivo esistenziale. Il Vicepreside, alla presenza delle più importanti figure istituzionali e rappresentative dell'Università, fa gli onori di casa e introduce l'incontro con queste parole: “Vi sarete stupiti nel vedere occidentali che vestono abiti tradizionali indiani, che conoscono il sanscrito e i valori della cultura vedica. Questi nostri fratelli ci dimostrano che Oriente e Occidente possono unirsi nella comune ricerca del Bene, dei valori superiori dello Spirito, della Cultura autentica universale che non è mera erudizione ma Scienza dell'essere, Arte del vivere, Gioia dell'Amare. Siamo qui per costruire assieme un mondo migliore, in cui ci siano armonia, pace, fratellanza, libertà, amore e sapienza spirituale”. Dopo la suggestiva invocazione corale di mantra e inni sacri offerta dalle centinaia di studenti presenti, segue una riflessione del nostro Maestro avente come perno l'importanza del dialogo tra Oriente e Occidente per la diffusione dei valori etici e spirituali. “La conoscenza vedica è patrimonio non solo dell'India ma dell'umanità intera. Le opere vediche sono testi di alta spiritualità e anche di perfetta scientificità per conseguire un benessere profondo, autentico, duraturo. Se approfondiamo e pratichiamo gli insegnamenti dei rishi vedici, comprendiamo non solo come poter mantenere in buona salute l'individuo e il corpo sociale, ma ritroviamo anche le tracce di quello che è lo scopo della vita, con il quale possiamo ridare senso e valore a ciò che facciamo nel mondo. I rishi sono veggenti e profeti che hanno indicato una realtà invisibile ai sensi, la Realtà dietro le apparenze. Il sapere sacro che ci hanno trasmesso è fondamentale per curare le ansietà e le sofferenze dell'uomo moderno e per favorire la realizzazione della sua felicità e della sua aspirazione ad amare. La sapienza immortale dei Veda è una luce per tutto il mondo e aiutare gli altri a realizzarsi da un punto vista fisico, psicologico e spirituale, unendo le conoscenze delle varie discipline e della più alta spiritualità d'Oriente e d'Occidente, è la più grande missione che si possa compiere a favore del genere umano e di tutte le creature". Il memorabile incontro si conclude con una visita al campus universitario e con la condivisione di una squisita cena indiana vegetariana.
31 Agosto 2010 (mattina), “La felicità è dentro di noi”.
Siamo in un ghata lungo il fiume sacro, davanti alle murti dello Shiva Lingam, di Ganga devi e di Hanuman. Un devoto indiano seduto vicino a noi canta una serie interminabile di mantra con una concentrazione e un assorbimento così profondi che ci rimangono nel cuore. Accompagna ogni mantra con mudra o gesti dell'antica simbologia sacra vedica. In India la devozione è diffusa in poveri e in ricchi, la troviamo nella strada, lungo il fiume sacro, nelle capanne. Mentre il Maestro risponde alle nostre domande, l'India esplode attorno a noi: si sentono mantra che vengono cantati sull'altra sponda della Ganga, bambini gioiosi che schiamazzano appena usciti da scuola, pujari che svolgono i loro doveri religiosi quotidiani, pellegrini in visita che camminano lungo Ganga Devi, la grande Madre. “La felicità non si trova sull'altra sponda del fiume o dall'altra parte della montagna. La felicità si trova dentro di noi, nel cuore. Per realizzarla dobbiamo liberarci dai condizionamenti. La vera rinuncia non consiste nell'avere o nel non avere, ma nell'utilizzare ogni cosa al servizio di Dio e del Bene di ogni essere. In verità noi non siamo proprietari di niente. Nasciamo nudi e ce ne andiamo nudi. Quel che ci appartiene lo è solo temporaneamente ed è frutto del karma. Ripetete dentro di voi questa frase: noi non siamo proprietari di niente. Il distacco autentico si produce laddove il soggetto ha realizzato questa verità e tutto quello che temporaneamente possiede lo utilizza solo per amare. L'amore vero è l'esatto contrario del senso di possesso, della volontà di esclusione e delle pretese. Il segno dell'amore autentico è la libertà dall'attaccamento egoico, è la soddisfazione interiore dell'anima che non necessita di niente che sia esterno ad essa. Siamo qui per ricercare la vera ricchezza, quella che la morte non porta via e che unicamente consiste nella realizzazione spirituale”. Mentre Shrila Gurudeva parla, continuiamo a sentire echeggiare nell'etere mantra e canti spirituali vaishnava: om namo bhagavate vasudevaya. Alcuni bambini indiani ci vengono a trovare e si siedono tra noi. Una bambina chiede di indossare le nostre cuffie audiotour e ascolta le parole di Shrila Gurudeva. E' fiera e felice di essere parte anche lei del nostro gruppo di Sat-sanga! Cominciamo a cantare la lode “Gurudeva” di Bhaktivinoda Thakur. I bambini presenti si uniscono al nostro canto, battono le mani con noi e alla fine danziamo assieme per glorificare il Signore. Mani bianche e nere si stringono, occhi ridono, cuori si capiscono al di là delle parole.
31 Agosto 2010 (pomeriggio), “La vita fluisce nell'eternità e nell'amore”.
“Anche le sofferenze, le perdite, i pericoli e le paure sono funzionali alla nostra evoluzione. Sbagliamo a considerarle disgrazie; in realtà sono stimoli per realizzare il senso della vita e quel che veramente ha valore. La vita umana è breve e le quattro stagioni dell'esistenza si succedono rapidamente, una dopo l'altra. Più si procede verso la senilità, più il tempo corre via veloce in una marcia accelerata. Quello che si può fare in una stagione della vita, difficilmente si può fare nella successiva. Non è dunque facile recuperare il tempo perduto; occorre perciò impegnarci al meglio, con ogni nostra energia e intenzione, affinché si possa rapidamente conoscere la vita prima che arrivi la morte”. Sulle rive di Ganga Mayi, Shrila Gurudeva ci racconta affascinanti storie puraniche come quella di Ajamila e ci legge passi dagli inni degli Alvar che richiamano quella stessa storia. «Non mi son procurato un'istruzione, ho esercitato la mente solo nei desideri, cui sono intenti i cinque sensi. Per questo io, un ignorante, non ho ottenuto una natura buona. Ma ho smesso di desiderare lo sterminio di tutte le creature che esistono sulla vasta terra e, considerando il modo di vivere sulla retta via, io, Suo schiavo, mi sono aggrappato al miglior sostegno, a questo nome: «Narayana!» «Egli dà il lignaggio, dà la ricchezza, annienta tutti i dolori sofferti dai Suoi schiavi, largisce 1'alto cielo, con la Sua grazia protegge la vasta terra, conferisce potenza, dona ogni altro beneficio: Egli opera come una vera madre. Io ho appreso la parola che è prodiga di bene, il nome «Narayana!» La grandezza delle esperienze che stiamo vivendo non si può misurare con i numeri, non si può esprimere a parole. Solo la voce del cuore la può spiegare. Shrila Gurudeva continua a rispondere alle nostre domande e uno dei temi più importanti che viene dibattuto è quello relativo al ruolo della volontà nel percorso spirituale. “La volontà si rafforza attraverso le ascesi e si indebolisce indulgendo nelle comodità e nella gratificazione dei sensi. Ma quel che ancor più mi sta a cuore sottolineare è che la forza di volontà dovrebbe essere sviluppata parallelamente alla purezza e alla capacità di amare. Che sia la volontà amorevole e sapiente a guidarci nel nostro cammino.” In questo luogo, con questi insegnamenti, si respira l'aria di una spiritualità universale. La mente si espande, il cuore si apre. Nel frattempo si è fatta notte. Ganga Devi continua a fluire nel buio e nel buio continua a ristorare la nostra coscienza. Vediamo palazzi e templi illuminati sull'altra riva. Il prana del fiume ci pervade. La vita fluisce nell'eternità e nell'amore.
1 Settembre 2010, “Il kirtana si diffonde”.
Oggi siamo tornati in visita all'Università indiana con la quale stiamo intessendo una collaborazione. Questo giorno passerà alla storia per il nostro Centro Studi Bhaktivedanta perché alla presenza di Shrila Gurudeva e del Preside di quella Università sigliamo l'accordo di mutua collaborazione per l'organizzazione di Corsi congiunti da loro riconosciuti. In prossimità di Shri Krishna Janmasthami, che ricorre domani, Shrila Gurudeva viene invitato dal Preside a tenere una lezione su questa importante ricorrenza sacra e ciò avviene alla presenza di oltre settecento studenti dell'Università e delle sue figure istituzionali più rappresentative. “Nella Sua natura assoluta e divina, Shri Krishna è un kalpavriksha, un albero dei desideri che soddisfa ogni aspirazione dei Suoi puri devoti. Sia quando combatte contro Kamsa, che quando glorifica Yudhistira o rincuora Arjuna, Krishna è e sempre rimane un modello di perfezione per ciascuno di noi. Che in occasione di questa sacra festività, il Signore ci conceda le Sue benedizioni per sviluppare la capacità di impegnarci nel nostro sva-dharma in armonia con il sanatana dharma, con Dio e con tutte le creature, nel sentimento puro dell'Amore”. Shrila Gurudeva prosegue spiegando le caratteristiche principali della figura di Krishna e la natura delle Sue relazioni con i Suoi devoti. L'intensa giornata si conclude con un bellissimo kirtana condotto da una nostra consorella, al quale partecipano anche tutti gli studenti e i professori presenti, e con la nostra partecipazione ad uno spettacolo organizzato dall'Università, alla presenza di circa un migliaio di persone, in cui vengono messe in scena le avventure del Signore nella Sua forma di Bambino divino.
2 Settembre 2010, “Shri Krishna Janmasthami”.
Sulle rive di Ganga Devi celebriamo l'apparizione di Shri Krishna su questa terra ascoltando storie tratte dal Bhagavata Purana che riguardano la sua divina Persona. “Chiunque entri in contatto con Krishna ottiene il supremo Bene e la liberazione e chiunque ascolti queste sacre narrazioni con la giusta predisposizione interiore viene purificato dalle reazioni degli errori commessi e sperimenta l'Amore immortale. Krishna non ci chiede di rinunciare al piacere, ma di collocarlo in noi stessi, nell'anima. Quando impegniamo ciò che possediamo al servizio della gratificazione dei sensi, diventiamo dipendenti da quel che abbiamo; quando invece lo impegniamo per la soddisfazione dell'anima, dunque in un progetto realizzativo, non siamo più dipendenti da ciò che possediamo avendolo restituito in sacrificio alla sorgente a cui appartiene”. In attesa della mezzanotte facciamo un kirtana e continuiamo Krishna-katha. “Krishna porta un messaggio di salvezza. La sua è una promessa d'Amore. L'Amore è la quintessenza del dharma, è la funzione originaria dell'anima”. Con questo pensiero nella mente, dopo aver pronunciato un voto di fronte all'immagine di Shri Bala Gopala tenuto in braccio da Madre Yashoda, ci rechiamo con tutto il gruppo a rompere il digiuno e a rispettare il sacro Prasada. Shri Krishna Janmasthami, ki jay!
3 Settembre 2010, “Shrila Prabhupada Vyasapuja”.
Il nostro Tempio è all'aperto, lambito dalle acque sacre di madre Ganga. Oggi si celebra il Vyasapuja di Shrila Prabhupada e il nostro Maestro ci spiega alcuni principi fondamentali dell'adorazione offerta al Guru. “Ogni cosa che facciamo deve essere purnam, deve avere una pienezza, una completezza in sé, e ciò è possibile se operiamo costantemente in spirito di sacrificio. La stragrande maggioranza della gente pensa che sacrificio significhi penitenza, fatica, pesantezza. In realtà il sacrificio produce leggerezza, vitalità, dolcezza, fiducia, visione lungimirante, poiché dà senso e completezza a tutto quello che facciamo”. Mentre Shrila Gurudeva ci parla in questo modo, dall'altra sponda del fiume giunge il suono di mantra che accompagnano la celebrazione di un sacrificio del fuoco. “Yajna Purusha è Dio, il destinatario e il beneficiario di ogni sacrificio. I nostri sacrifici dovrebbero essere rivolti a Lui, Vishnu, la suprema Persona che tutto penetra e sostiene”. Oggi il fiume scorre più forte di sempre, a seguito delle forti piogge che ci sono state in questi giorni. Il paesaggio nebbioso di Rishikesh sembra surreale, di una dimensione altra. Pare di essere in un tempo non tempo, in uno spazio non spazio. Quando arriva il crepuscolo offriamo puja a Shrila Prabhupada. “Se praticato nella maniera corretta e con le giuste motivazioni, il sacrificio può risolvere ogni problema esistenziale. I Veda stessi sono fondati sul sacrificio. Krishna nella Bhagavad-gita spiega che una persona può ottenere la serenità e l'appagamento completo dell'anima se realizza che Dio è il destinatario supremo di tutte le ascesi e di tutti i sacrifici. Quando comprende che Dio è il sostegno di tutti i mondi e di tutti gli esseri, quando realizza che l'universo è un'unità inscindibile da tutte le sue creature, riconquista in sé quella completezza che è propria del progetto universale; viceversa non può che alienarsi a seguito della frammentazione della coscienza. Se l'attuazione della nostra potenzialità divina resta inespressa, non potremmo che sentirci insoddisfatti, inutili, frustrati, e questa sofferenza è una delle peggiori che si possa sperimentare al momento della morte: il tormento di aver sprecato la propria vita e di non essersi realizzati. Il sacrificio è lo strumento per conseguire questa realizzazione. Nella bhakti vengono descritte nove principali forme di sacrificio: nava sevanam. Attraverso di esse, rinnovandole ogni giorno nella pratica della propria vita quotidiana, il bhakta può raggiungere la perfezione. Shrila Prabhupada, di cui oggi celebriamo la venuta in questo mondo, ci ha mostrato con i suoi insegnamenti e con il suo modello di comportamento, la straordinaria bellezza di vivere continuamente in spirito di sacrificio per risvegliarci alla devozione, al puro Amore per Dio ed ogni Sua creatura che può stabilirsi così in maniera irreversibile nel nostro cuore”.
30 Agosto 2010, “Un giorno memorabile”.
Questo giorno costituisce per Shriman Matsya Avatar Prabhu una speciale ricorrenza: 34 anni fa incontrava per la prima volta quello che sarebbe diventato il suo amato Maestro spirituale e il viaggio che lo aveva portato ad incontrarlo e a conoscerlo era iniziato proprio qui a Rishikesh, dove uno yogi gli aveva parlato di Shrila Prabhupada e gli aveva raccomandato di recarsi da lui per apprendere lo Yoga della Bhakti. Al mattino ascoltiamo una memoria di questo primo viaggio a Rishikesh e del primo incontro del nostro Maestro con Shrila Prabhupada. Nel pomeriggio ci rechiamo in visita presso un'importante Università indiana che ha impostato l'insegnamento e l'attività di ricerca in senso tradizionale, ovvero secondo i principi tipici di una vera e propria Gurukula. Nata all'interno di un'organizzazione socio-spirituale che rappresenta in India una realtà di grande rilievo a livello locale e nazionale, questa Università raccoglie migliaia di studenti sia in India che all'estero, con collaborazioni internazionali del più alto livello. Siamo qui anche perché interessati come Centro Studi Bhaktivedanta ad accogliere la richiesta di una collaborazione nell'organizzazione di Corsi congiunti riconosciuti dal Governo indiano. Dopo essere stati accolti dal Preside e dal Vicepreside dell'Università, ci rechiamo nella sala in cui il nostro Maestro è stato invitato a tenere un discorso rivolto ad oltre cinquecento studenti e professori presenti. Il modo in cui veniamo accolti, con l'offerta di doni, cibo, canti e applausi, è davvero encomiabile. Ci sentiamo ospiti d'onore e allo stesso tempo membri di una famiglia ritrovata. Lo scopo che perseguiamo è comune: l'elevazione della coscienza verso la realizzazione della nostra natura spirituale e del nostro rapporto d'amore con Dio e con tutti gli esseri. Nel contesto di questo progetto formativo, ogni scienza e disciplina ha valore nella misura in cui consente di avvicinarsi alla realizzazione di tale primario obiettivo esistenziale. Il Vicepreside, alla presenza delle più importanti figure istituzionali e rappresentative dell'Università, fa gli onori di casa e introduce l'incontro con queste parole: “Vi sarete stupiti nel vedere occidentali che vestono abiti tradizionali indiani, che conoscono il sanscrito e i valori della cultura vedica. Questi nostri fratelli ci dimostrano che Oriente e Occidente possono unirsi nella comune ricerca del Bene, dei valori superiori dello Spirito, della Cultura autentica universale che non è mera erudizione ma Scienza dell'essere, Arte del vivere, Gioia dell'Amare. Siamo qui per costruire assieme un mondo migliore, in cui ci siano armonia, pace, fratellanza, libertà, amore e sapienza spirituale”. Dopo la suggestiva invocazione corale di mantra e inni sacri offerta dalle centinaia di studenti presenti, segue una riflessione del nostro Maestro avente come perno l'importanza del dialogo tra Oriente e Occidente per la diffusione dei valori etici e spirituali. “La conoscenza vedica è patrimonio non solo dell'India ma dell'umanità intera. Le opere vediche sono testi di alta spiritualità e anche di perfetta scientificità per conseguire un benessere profondo, autentico, duraturo. Se approfondiamo e pratichiamo gli insegnamenti dei rishi vedici, comprendiamo non solo come poter mantenere in buona salute l'individuo e il corpo sociale, ma ritroviamo anche le tracce di quello che è lo scopo della vita, con il quale possiamo ridare senso e valore a ciò che facciamo nel mondo. I rishi sono veggenti e profeti che hanno indicato una realtà invisibile ai sensi, la Realtà dietro le apparenze. Il sapere sacro che ci hanno trasmesso è fondamentale per curare le ansietà e le sofferenze dell'uomo moderno e per favorire la realizzazione della sua felicità e della sua aspirazione ad amare. La sapienza immortale dei Veda è una luce per tutto il mondo e aiutare gli altri a realizzarsi da un punto vista fisico, psicologico e spirituale, unendo le conoscenze delle varie discipline e della più alta spiritualità d'Oriente e d'Occidente, è la più grande missione che si possa compiere a favore del genere umano e di tutte le creature". Il memorabile incontro si conclude con una visita al campus universitario e con la condivisione di una squisita cena indiana vegetariana.
31 Agosto 2010 (mattina), “La felicità è dentro di noi”.
Siamo in un ghata lungo il fiume sacro, davanti alle murti dello Shiva Lingam, di Ganga devi e di Hanuman. Un devoto indiano seduto vicino a noi canta una serie interminabile di mantra con una concentrazione e un assorbimento così profondi che ci rimangono nel cuore. Accompagna ogni mantra con mudra o gesti dell'antica simbologia sacra vedica. In India la devozione è diffusa in poveri e in ricchi, la troviamo nella strada, lungo il fiume sacro, nelle capanne. Mentre il Maestro risponde alle nostre domande, l'India esplode attorno a noi: si sentono mantra che vengono cantati sull'altra sponda della Ganga, bambini gioiosi che schiamazzano appena usciti da scuola, pujari che svolgono i loro doveri religiosi quotidiani, pellegrini in visita che camminano lungo Ganga Devi, la grande Madre. “La felicità non si trova sull'altra sponda del fiume o dall'altra parte della montagna. La felicità si trova dentro di noi, nel cuore. Per realizzarla dobbiamo liberarci dai condizionamenti. La vera rinuncia non consiste nell'avere o nel non avere, ma nell'utilizzare ogni cosa al servizio di Dio e del Bene di ogni essere. In verità noi non siamo proprietari di niente. Nasciamo nudi e ce ne andiamo nudi. Quel che ci appartiene lo è solo temporaneamente ed è frutto del karma. Ripetete dentro di voi questa frase: noi non siamo proprietari di niente. Il distacco autentico si produce laddove il soggetto ha realizzato questa verità e tutto quello che temporaneamente possiede lo utilizza solo per amare. L'amore vero è l'esatto contrario del senso di possesso, della volontà di esclusione e delle pretese. Il segno dell'amore autentico è la libertà dall'attaccamento egoico, è la soddisfazione interiore dell'anima che non necessita di niente che sia esterno ad essa. Siamo qui per ricercare la vera ricchezza, quella che la morte non porta via e che unicamente consiste nella realizzazione spirituale”. Mentre Shrila Gurudeva parla, continuiamo a sentire echeggiare nell'etere mantra e canti spirituali vaishnava: om namo bhagavate vasudevaya. Alcuni bambini indiani ci vengono a trovare e si siedono tra noi. Una bambina chiede di indossare le nostre cuffie audiotour e ascolta le parole di Shrila Gurudeva. E' fiera e felice di essere parte anche lei del nostro gruppo di Sat-sanga! Cominciamo a cantare la lode “Gurudeva” di Bhaktivinoda Thakur. I bambini presenti si uniscono al nostro canto, battono le mani con noi e alla fine danziamo assieme per glorificare il Signore. Mani bianche e nere si stringono, occhi ridono, cuori si capiscono al di là delle parole.
31 Agosto 2010 (pomeriggio), “La vita fluisce nell'eternità e nell'amore”.
“Anche le sofferenze, le perdite, i pericoli e le paure sono funzionali alla nostra evoluzione. Sbagliamo a considerarle disgrazie; in realtà sono stimoli per realizzare il senso della vita e quel che veramente ha valore. La vita umana è breve e le quattro stagioni dell'esistenza si succedono rapidamente, una dopo l'altra. Più si procede verso la senilità, più il tempo corre via veloce in una marcia accelerata. Quello che si può fare in una stagione della vita, difficilmente si può fare nella successiva. Non è dunque facile recuperare il tempo perduto; occorre perciò impegnarci al meglio, con ogni nostra energia e intenzione, affinché si possa rapidamente conoscere la vita prima che arrivi la morte”. Sulle rive di Ganga Mayi, Shrila Gurudeva ci racconta affascinanti storie puraniche come quella di Ajamila e ci legge passi dagli inni degli Alvar che richiamano quella stessa storia. «Non mi son procurato un'istruzione, ho esercitato la mente solo nei desideri, cui sono intenti i cinque sensi. Per questo io, un ignorante, non ho ottenuto una natura buona. Ma ho smesso di desiderare lo sterminio di tutte le creature che esistono sulla vasta terra e, considerando il modo di vivere sulla retta via, io, Suo schiavo, mi sono aggrappato al miglior sostegno, a questo nome: «Narayana!» «Egli dà il lignaggio, dà la ricchezza, annienta tutti i dolori sofferti dai Suoi schiavi, largisce 1'alto cielo, con la Sua grazia protegge la vasta terra, conferisce potenza, dona ogni altro beneficio: Egli opera come una vera madre. Io ho appreso la parola che è prodiga di bene, il nome «Narayana!» La grandezza delle esperienze che stiamo vivendo non si può misurare con i numeri, non si può esprimere a parole. Solo la voce del cuore la può spiegare. Shrila Gurudeva continua a rispondere alle nostre domande e uno dei temi più importanti che viene dibattuto è quello relativo al ruolo della volontà nel percorso spirituale. “La volontà si rafforza attraverso le ascesi e si indebolisce indulgendo nelle comodità e nella gratificazione dei sensi. Ma quel che ancor più mi sta a cuore sottolineare è che la forza di volontà dovrebbe essere sviluppata parallelamente alla purezza e alla capacità di amare. Che sia la volontà amorevole e sapiente a guidarci nel nostro cammino.” In questo luogo, con questi insegnamenti, si respira l'aria di una spiritualità universale. La mente si espande, il cuore si apre. Nel frattempo si è fatta notte. Ganga Devi continua a fluire nel buio e nel buio continua a ristorare la nostra coscienza. Vediamo palazzi e templi illuminati sull'altra riva. Il prana del fiume ci pervade. La vita fluisce nell'eternità e nell'amore.
1 Settembre 2010, “Il kirtana si diffonde”.
Oggi siamo tornati in visita all'Università indiana con la quale stiamo intessendo una collaborazione. Questo giorno passerà alla storia per il nostro Centro Studi Bhaktivedanta perché alla presenza di Shrila Gurudeva e del Preside di quella Università sigliamo l'accordo di mutua collaborazione per l'organizzazione di Corsi congiunti da loro riconosciuti. In prossimità di Shri Krishna Janmasthami, che ricorre domani, Shrila Gurudeva viene invitato dal Preside a tenere una lezione su questa importante ricorrenza sacra e ciò avviene alla presenza di oltre settecento studenti dell'Università e delle sue figure istituzionali più rappresentative. “Nella Sua natura assoluta e divina, Shri Krishna è un kalpavriksha, un albero dei desideri che soddisfa ogni aspirazione dei Suoi puri devoti. Sia quando combatte contro Kamsa, che quando glorifica Yudhistira o rincuora Arjuna, Krishna è e sempre rimane un modello di perfezione per ciascuno di noi. Che in occasione di questa sacra festività, il Signore ci conceda le Sue benedizioni per sviluppare la capacità di impegnarci nel nostro sva-dharma in armonia con il sanatana dharma, con Dio e con tutte le creature, nel sentimento puro dell'Amore”. Shrila Gurudeva prosegue spiegando le caratteristiche principali della figura di Krishna e la natura delle Sue relazioni con i Suoi devoti. L'intensa giornata si conclude con un bellissimo kirtana condotto da una nostra consorella, al quale partecipano anche tutti gli studenti e i professori presenti, e con la nostra partecipazione ad uno spettacolo organizzato dall'Università, alla presenza di circa un migliaio di persone, in cui vengono messe in scena le avventure del Signore nella Sua forma di Bambino divino.
2 Settembre 2010, “Shri Krishna Janmasthami”.
Sulle rive di Ganga Devi celebriamo l'apparizione di Shri Krishna su questa terra ascoltando storie tratte dal Bhagavata Purana che riguardano la sua divina Persona. “Chiunque entri in contatto con Krishna ottiene il supremo Bene e la liberazione e chiunque ascolti queste sacre narrazioni con la giusta predisposizione interiore viene purificato dalle reazioni degli errori commessi e sperimenta l'Amore immortale. Krishna non ci chiede di rinunciare al piacere, ma di collocarlo in noi stessi, nell'anima. Quando impegniamo ciò che possediamo al servizio della gratificazione dei sensi, diventiamo dipendenti da quel che abbiamo; quando invece lo impegniamo per la soddisfazione dell'anima, dunque in un progetto realizzativo, non siamo più dipendenti da ciò che possediamo avendolo restituito in sacrificio alla sorgente a cui appartiene”. In attesa della mezzanotte facciamo un kirtana e continuiamo Krishna-katha. “Krishna porta un messaggio di salvezza. La sua è una promessa d'Amore. L'Amore è la quintessenza del dharma, è la funzione originaria dell'anima”. Con questo pensiero nella mente, dopo aver pronunciato un voto di fronte all'immagine di Shri Bala Gopala tenuto in braccio da Madre Yashoda, ci rechiamo con tutto il gruppo a rompere il digiuno e a rispettare il sacro Prasada. Shri Krishna Janmasthami, ki jay!
3 Settembre 2010, “Shrila Prabhupada Vyasapuja”.
Il nostro Tempio è all'aperto, lambito dalle acque sacre di madre Ganga. Oggi si celebra il Vyasapuja di Shrila Prabhupada e il nostro Maestro ci spiega alcuni principi fondamentali dell'adorazione offerta al Guru. “Ogni cosa che facciamo deve essere purnam, deve avere una pienezza, una completezza in sé, e ciò è possibile se operiamo costantemente in spirito di sacrificio. La stragrande maggioranza della gente pensa che sacrificio significhi penitenza, fatica, pesantezza. In realtà il sacrificio produce leggerezza, vitalità, dolcezza, fiducia, visione lungimirante, poiché dà senso e completezza a tutto quello che facciamo”. Mentre Shrila Gurudeva ci parla in questo modo, dall'altra sponda del fiume giunge il suono di mantra che accompagnano la celebrazione di un sacrificio del fuoco. “Yajna Purusha è Dio, il destinatario e il beneficiario di ogni sacrificio. I nostri sacrifici dovrebbero essere rivolti a Lui, Vishnu, la suprema Persona che tutto penetra e sostiene”. Oggi il fiume scorre più forte di sempre, a seguito delle forti piogge che ci sono state in questi giorni. Il paesaggio nebbioso di Rishikesh sembra surreale, di una dimensione altra. Pare di essere in un tempo non tempo, in uno spazio non spazio. Quando arriva il crepuscolo offriamo puja a Shrila Prabhupada. “Se praticato nella maniera corretta e con le giuste motivazioni, il sacrificio può risolvere ogni problema esistenziale. I Veda stessi sono fondati sul sacrificio. Krishna nella Bhagavad-gita spiega che una persona può ottenere la serenità e l'appagamento completo dell'anima se realizza che Dio è il destinatario supremo di tutte le ascesi e di tutti i sacrifici. Quando comprende che Dio è il sostegno di tutti i mondi e di tutti gli esseri, quando realizza che l'universo è un'unità inscindibile da tutte le sue creature, riconquista in sé quella completezza che è propria del progetto universale; viceversa non può che alienarsi a seguito della frammentazione della coscienza. Se l'attuazione della nostra potenzialità divina resta inespressa, non potremmo che sentirci insoddisfatti, inutili, frustrati, e questa sofferenza è una delle peggiori che si possa sperimentare al momento della morte: il tormento di aver sprecato la propria vita e di non essersi realizzati. Il sacrificio è lo strumento per conseguire questa realizzazione. Nella bhakti vengono descritte nove principali forme di sacrificio: nava sevanam. Attraverso di esse, rinnovandole ogni giorno nella pratica della propria vita quotidiana, il bhakta può raggiungere la perfezione. Shrila Prabhupada, di cui oggi celebriamo la venuta in questo mondo, ci ha mostrato con i suoi insegnamenti e con il suo modello di comportamento, la straordinaria bellezza di vivere continuamente in spirito di sacrificio per risvegliarci alla devozione, al puro Amore per Dio ed ogni Sua creatura che può stabilirsi così in maniera irreversibile nel nostro cuore”.
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