Guru seva, o la devozione al Maestro Spirituale, è parte essenziale della Bhakti. Il Guru non deve essere considerato come una persona ordinaria, bensì deve essere adorato nella stessa misura di Krishna (Bhagavata Purana 11.17.27). Il Guru fa da intermediario tra il bhakta e Bhagavan; non è possibile infatti per il jiva ancora legato a desideri mondani attraversare l’oceano di Maya e ottenere Bhagavan senza l’aiuto del Guru. La devozione al Guru può riscattare il jiva dagli anartha (ostacoli alla realizzazione spirituale) quali bramosia, collera, avidità, invidia, ciascuno dei quali è difficile da superare e richiede uno sforzo eccezionale per essere completamente sradicato (Bhagavata Purana 7.15.22-25). La devozione al Guru è perfino più importante della devozione a Krishna, perché il Guru può salvare il devoto quando incorre in errori che dispiacciono Krishna; non avviene il contrario, ovvero Krishna non può salvare il devoto che arreca dispiacere al proprio Maestro (Bhakti Samdharbha sec. 237). L’adorazione al Guru dovrebbe perciò precedere l’adorazione a Krishna. Krishna stesso afferma che il brahmacari, il grihastha, il vanaprastha e il sannyasi non lo soddisfano negli adempimenti dei propri doveri quanto lo soddisfa colui che serve il Guru (Bhagavata Purana 10.8.34). Ciò non significa che il Guru deve essere servito e adorato escludendo Krishna, ma entrambi Guru e Krishna dovrebbero essere adorati (Cc. Madhya 22.18). Il Guru inoltre deve soddisfare tutti i requisiti del suo status. Se devia dal sentiero della bhakti, se non sa discernere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, oppure se viene colto dal “complesso del Divino” e ritiene di essere Dio, deve essere abbandonato dal discepolo (Bhakti Sandharbha sec. 238).
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