19 luglio 2009

'La libertà dal senso di possesso' di Shriman Matsyavatara Prabhu.

Commento a Bhagavata Purana XI.9.1-10, Bhaktivedanta Ashrama 21 Aprile 2009.
La libertà dagli attaccamenti egoici e dal senso di possesso permette di superare ogni forma di ansietà, di mantenere una mente calma, di fissarla su Dio e sullo scopo supremo della vita, realizzando la gioia senza limiti dell'anima. Non ci possiamo liberare dal possesso in senso radicale, a volte per dovere prescritti o per doveri ascritti o per natura intrinseca delle cose; ad esempio non possiamo liberarci dal corpo che ci è stato dato. L'importante è non attaccarsi ad esso e a tutto quel che temporaneamente abbiamo come se fosse di nostra proprietà. É l'attaccamento al possesso che genera la sofferenza. Niente è di nostra proprietà: occorre fare buon uso di quel che ci è stato affidato. Occorre rinunciare all'effimero, non a ciò che può esserci utile per la realizzazione spirituale. Ad esempio l'abbandono del servizio devozionale è un atto distruttivo. L'intelligenza e la nostra capacità di dedizione vanno utilizzate tutte per favorire il nostro percorso evolutivo. Dobbiamo rinunciare al piacere effimero, ma non a quello connesso allo svolgimento della sacra seva. Il servizio devozionale riempie di gioia, anche laddove si incontrano delle difficoltà. La vera soddisfazione proviene dal servizio devozionale, dalla nostra relazione con il Signore e dal nostro impegno nell'avvicinare le persone a Shri Shri Guru e Krishna. Per vivere in stato di serenità occorre liberarci da tutto ciò che è superfluo per concentrarci solo su ciò che è utile alla nostra e altrui crescita spirituale. Non è quel che succede che ha effetto su di noi, ma come noi leggiamo o interpretiamo quel che succede. Solo chi guarda a quel che accade con una buona predisposizione interiore, può trarne beneficio. La vita ci riserva sempre grandi arricchenti insegnamenti, se noi preghiamo Shri Shri Guru e Krishna di permetterci di vedere il mondo con gli occhi dell'Amore.

1 commento:

  1. Si, e' molto importante non solo cio' che si fa , ma come lo si fa. Spesso la motivazione e' inquinata dall'ego e il servizio diventa altro...oppure ha una fonte di devozione ma poi il desiderio di ricevere riconoscimenti, approvazione, applausi, puo' confonderci in modo sottile. I grandi maestri, non toccati da questi limiti, ci mostrano come muoversi con leggerezza e distacco!

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