25 giugno 2009

'La Sadhana Bhakti: mezzo di purificazione della coscienza' di Shriman Matsyavatara Prabhu.

Il ricercatore spirituale che opera attraverso la bhakti vive una trasfigurazione antropologica che potenzia tutte le sue qualità e caratteristiche individuali, depotenziando contestualmente gli interessi egoico-mondani e le pulsioni distruttive inconsce. La bhakti guarisce la mentalità turbolenta ed unilateralmente rivolta all’esterno, in quanto consente di sganciare la mente dalla dittatura dei sensi e i sensi dagli attaccamenti verso i loro oggetti (vishaya) nel mondo esteriore, permettendo così di intraprendere il viaggio verso l’interiorità e di riscoprire che la beatitudine e l’immortalità non si trovano fuori ma dentro, nella consapevolezza del sé, in quella dimensione spirituale ben descritta nella Bhagavad-gita, nelle Upanishad e in altri testi vedici. La bhakti è l’insegnamento conclusivo delle Sacre Scritture vedico-vaishnava. In quanto religione dell’amore essa troneggia sulle contrastanti forze titaniche della natura e le armonizza, permettendo di conseguire con prodigiosa naturalezza la coniunctio oppositorum che in occidente fu tanto ricercata anche dagli alchimisti. Per questo viene considerata la via maestra per giungere allo stato di nirdvandva, la libertà dai condizionamenti degli opposti. Chi è sempre incline a pensieri negativi e non riesce a vedere la soluzione ai propri problemi va considerato malato a tutti gli effetti, esattamente come chi soffre di fegato o di cuore, e quindi va trattato con compassione. I problemi più gravi sono costituiti dai blocchi affettivi e dall’incapacità di esprimere le emozioni. Tra coloro che non riescono ad aprirsi, a parlare delle proprie difficoltà, tra i più gravi notiamo gli autistici. Anche l’atteggiamento opposto: la logorrea e l’autoesaltazione, è però anch’esso sintomo di grave malessere psichico. Nevrotici e psicotici sono veri e propri divoratori di energie, proprie ed altrui perciò, nonostante abbiano un ruolo sociale, finiscono spesso per venire evitati da tutti sul piano umano e vivono in un deserto affettivo. La compagnia di persone sobrie, equilibrate, mature, spiritualmente elevate, in grado di dispensare affetto e conoscenza, risulta la migliore cura per loro, e più in genere, per qualsiasi disturbo della personalità. Per una riarmonizzazione dei vari strati della personalità, gli antichi testi ayurvedici consigliano terapie particolari, non costose, ecologiche e soprattutto molto efficaci. In primo luogo sottolineano l’importanza di condurre una vita onesta (arjavam), nel senso più ampio del termine, rispettosa delle leggi di Dio e degli uomini; è fondamentale inoltre che ognuno crei nella propria dimora uno spazio dedicato al sacro, una stanza con immagini della Divinità e del Guru dove poter attuare pratiche che permettono di rigenerarsi, di ricaricarsi di energie positive, di riarmonizzarsi continuamente con l’ordine che sostiene l’intero universo. Queste pratiche immensamente benefiche, sperimentate con successo per millenni, possono essere raggruppate in quattro categorie principali: arcanam, ovvero l’adorazione del Divino in una forma particolare detta Murti, japa o samkirtana, l’invocazione e la meditazione individuale o collettiva sui Nomi divini, svadhyaya, lo studio dei testi sacri attraverso cui approfondire l’introspezione e satsanga, la compagnia di persone profondamente religiose. Gradualmente, assieme ad un retto comportamento, le suddette pratiche sgombrano il campo psichico da ogni infiltrazione negativa, consentendo un completo ripristino delle facoltà mentali ed intellettuali, e in generale della salute dell’individuo su tutti i piani. Il saggio non si lascia coinvolgere in pensieri negativi, neanche in situazioni comunemente considerate drammatiche; ci riesce grazie ad una devozione ininterrotta che lo connette stabilmente al Supremo. Per ottenere il controllo emotivo di fronte agli eventi è essenziale lo sviluppo di due qualità fondamentali: abhyasa, la pratica spirituale costante, e vairagya, il distacco emotivo dal fenomenico. Ciò ovviamente non significa diventare emotivamente insensibili, simili a pietre, ma non lasciarsi più suggestionare dai fenomeni esterni, rimanendo continuamente collegati alla sfera della Realtà. Significa passare dal sentimentalismo al vero sentimento. Questo livello di coscienza non è facile da raggiungere, è tuttavia possibile attraverso la devozione a Dio; sono indispensabili onestà, tempo e impegno. Proprio come uno scienziato, il sadhaka può sperimentare su sé stesso, nel laboratorio della vita quotidiana, quanto sia diversa l’influenza esercitata da uno stato mentale piuttosto che da un altro. Secondo i Veda, occorre però che un Maestro realizzato nella scienza del Sé lo guidi nei suoi ‘esperimenti’, che gli indichi quali strumenti utilizzare e quali metodologie applicare, altrimenti le prove risulteranno inconcludenti, dolorose, talvolta costellate di amare sorprese. Occorre un Guru che sia presente con il suo esempio e i suoi insegnamenti e che orienti il discepolo verso la devozione a Dio, verso un pensiero di luce, verso la comprensione più elevata, quella di natura spirituale. Lo studente applica la conoscenza spirituale ricevuta dal Maestro e a lui si rivolge ogni volta che incontra serie difficoltà, in modo da capire dove ha sbagliato e come potersi correggere. Affinché ciò sia possibile, Guru e discepolo devono conoscersi a fondo, devono aver sviluppato una profonda, autentica relazione personale, basata su reciproci stima, affetto, lealtà. Ciò solitamente non può avvenire senza una iniziale frequentazione assidua infatti, nella società vedica, il discepolo viveva un consistente periodo della sua vita nella casa-scuola del Guru (Gurukula). Come ad un medico risulterebbe difficile curare un paziente vivendo a migliaia di chilometri di distanza, così il Maestro spirituale, almeno in una fase preliminare, deve stare in contatto con il discepolo, stimolarlo ad applicare la cura e somministrare di volta in volta la ‘medicina’ di cui più necessita. In un secondo momento, quando la relazione spirituale è diventata solida, quando si è stabilita una forte empatia, la distanza fisica non rappresenta più un ostacolo: il discepolo ricorda e si accorda agli insegnamenti del guru; inoltre, in quello stadio, i messaggi arrivano anche per via telepatica. Il rapporto Guru-discepolo non deve quindi essere né virtuale né rigidamente gerarchico. Il Maestro corregge lo studente per il suo bene, per autentico affetto nei suoi confronti; non opera per ottenere una qualche ricompensa; la cura che offre è totalmente gratuita, ecologica ed olistica, volta interamente allo sviluppo della personalità del discepolo secondo le sue tendenze naturali. La salute spirituale ovvero, la consapevolezza del rapporto con Dio, genera tutte le altre: quella intellettuale, quella mentale, quella fisica, quella sociale, quella economica, illuminando ogni angolo buio della mente e sviluppando appieno la personalità. Nei Veda la luce è sempre sinonimo di illuminazione interiore, di intuizione, di conoscenza, e la suprema sorgente di luce è Dio. La fiaccola della fede e dei pensieri elevati, fondati su sat, dovrebbe essere protetta e alimentata ogni giorno. Perché ciò sia possibile è indispensabile l’aderenza ai principi del dharma, essenziali sia per la prevenzione che per la cura delle tante malattie mentali contratte a causa di avidya, la mancanza di consapevolezza spirituale. La salute del complesso mente-corpo non può venire altro che dalla presa di coscienza del paziente della propria natura spirituale, consapevolezza che conduce l’individuo ad un pronto recupero di armonia con sé stesso e con l’universo nel quale è inserito. Secondo la medicina moderna, molto difficilmente si può guarire da certe gravi malattie fisiche e mentali; il modello bio-medico dominante purtroppo prende in scarsa considerazione le interattive dinamiche corpo-mente e spirito, per cui tende a minimizzarle, se non addirittura a negare l’importanza della consapevolezza spirituale nel processo di guarigione. Da molte malattie, anche gravi, secondo l’Ayurveda si può guarire ma occorre che il paziente lavori con onestà, costanza e profondo impegno sotto la guida di un esperto terapista, sottoponendosi con fiducia ad un sadhana rigoroso, e sempre ricercando Krishna prasadam. Così come per entrare in possesso di denaro occorre lavorare, allo stesso modo, per avere una mente sana, che produca pensieri positivi, benefici, occorre coltivare la purezza: nel pensiero, nella parola e nell’azione, giungendo a stabilire una relazione armonica con il Cosmo e a vivere nel rispetto delle leggi divine. Il ‘pensiero elevato’ non fiorisce in maniera artificiale; i contenuti psichici sono autenticamente elevati quando la persona vive con coerenza i principi che governano l’universo, in armonia con essi. Quest’armonia, come una sorgente che sgorga senza sosta, è capace di rigenerare in continuazione pensieri, impressioni ed emozioni, togliendo quella polvere dell’illusione (maya) che nell’universo fenomenico tende a ricoprire ogni cosa. La saggezza orientale insegna, qual è l’utilità di cercare la luna nel pozzo, anziché ammirarla direttamente in cielo, in tutto il suo splendore? Similmente: qual è l’utilità di andare a cercare il fascino e la gioia nel mondo, se neanche conosciamo noi stessi e non siamo collegati a Dio, Sorgente di questo fascino? Per godere stabilmente di buona salute, nessuna delle nostre attività dovrebbe prescindere dal bene degli altri, dall’armonia con l’universo, dal contatto con l’Origine del tutto. L’autentica coscienza di Dio, la coscienza del supremo Creatore e Reggitore dei mondi, dell’infinitamente Affascinante, è garanzia di benessere in senso globale. In tale stato di coscienza tutte le cellule del corpo vengono nutrite non solo fisicamente ma anche psichicamente e spiritualmente, con pensieri nobili, puri, elevati. I Veda spiegano che è possibile gestire il proprio corpo, l’economia, il lavoro, la vita familiare e religiosa senza sviluppare nevrosi, senza diventare depressi o eccitati, irresponsabili o quant’altro. Le richieste del complesso psicofisico non vanno negate o rimosse ma soddisfatte sublimandole, in maniera che non diventino di ostacolo alla realizzazione spirituale. In questo modo il corpo e la mente diventano strumenti estremamente preziosi, funzionali alla nostra crescita globale. Dovremmo vivere con la consapevolezza che dal nostro attuale livello di coscienza dipenderà la nostra condizione esistenziale futura. Lo scopo dell’esistenza è la realizzazione spirituale, il porsi nuovamente in contatto (yoga) con la Realtà, con l’origine, e con il sostegno supremo di tutto ciò che esiste: Dio. Realizzare Dio significa riscoprire anche noi stessi e la nostra ontologica natura di immortalità, conoscenza e beatitudine (sat, cit, ananda); significa trascendere l’ego illusorio ed entrare nuovamente in armonia con noi stessi, con Dio, con il creato e con le creature tutte.

20 giugno 2009

'Introduzione alla Sociologia e ai Rapporti Interpersonali (Parte Terza)' di Shriman Matsyavatara Prabhu.

DOMANDA: È giusto suggerire ad una donna di risposarsi anche se ha già figli? Inoltre: il suo rifugio è solo il marito, o anche il maestro spirituale?

Partendo dall’ultima domanda: la figura del marito e quella del guru non dovrebbero mai essere sovrapposte, a parte nei rari casi in cui una donna ha per marito un guru o una persona illuminata - com’era ad esempio il caso di Maitreyi nei confronti di Yajnavalkya. Il maestro spirituale può offrire un certo tipo di riferimento, ma certi bisogni di tipo sociale una donna con figli può decidere di assolverli da sola, oppure in compagnia di un marito. Certe volte per una donna sola è difficile educare i figli, specialmente i figli maschi che, giunti all’adolescenza, hanno un terribile bisogno del padre. Una donna particolarmente forte, e anche rara, può farcela anche da sola, con l’aiuto di una famiglia molto solidale. Nella società tradizionale c’erano i nonni, gli zii, i cognati, tante persone che costituivano una sorta di piattaforma di sostegno. La società moderna ha prodotto una famiglia molto debole. Lui e lei che vanno a vivere in un appartamentino, poi a causa di conflitti uno dei due rimane solo e la famiglia non c’è più, è disgregata. Molte famiglie di oggi sono costituite da individui fragili, che non hanno la capacità di sopportare le onde ripetute delle difficoltà. Venendo al punto io non vedo una grande soluzione nel ri-sposarsi; soprattutto quando ci sono figli a carico. Ma non si può porre un veto assoluto perché, come dicevo poc’anzi, esistono molte categorie umane, e tra queste ve ne sono molte fragili psicologicamente, che se non hanno la possibilità di ricevere un sostegno e un nuovo affetto crollano definitivamente, diventando pesi insostenibili per la società. Non possiamo emettere sentenze unilaterali assolute; la società di oggi non ce lo permette, in quanto si è frammentata a dismisura, creando tutta una serie di diritti-doveri che costituiscono una matassa inestricabile. Nella società tradizionale le persone vivevano per la maggior parte in campagna. In campagna spesso è sufficiente avere un orto per sopravvivere. A Milano centro, o nel cuore di qualsiasi altra città è difficile vivere con un orto. Al di là poi della sopravvivenza fisica dobbiamo anche sottolineare l’importanza della solidarietà e delle relazioni umane che nelle megalopoli, nelle metropoli superabitate e trafitte dalla solitudine, sono veramente rare. Dunque, quel che prima era inauspicabile, oggi può essere una dolorosa necessità, quasi da raccomandare, seppur non sempre e non senza avere conosciuto precisamente il caso in questione. Sul Maestro spirituale a volte si proiettano aspettative esagerate. Il Maestro spirituale ha una funzione metafisica, e deve aiutare nel mondo fisico per dirigere il viaggio verso la dimensione spirituale. Non è un consulente del lavoro, non è un consulente familiare, non è un consulente per i disturbi dell’infanzia. Tutto questo può essere sottoposto al guru, e questi può avere un’apertura mentale e una cultura eclettica tali da poter aiutare in numerose occasioni; ma deve essere compreso che quell’aiuto non è per accomodarsi nel mondo materiale, è per superarlo e trascenderlo. Dunque, non si dovrebbe appesantire inutilmente il Maestro spirituale, quando altri possono risolvere problemi di loro specifica competenza. Spesso i problemi delle persone sono generati da loro stessi, soprattutto da pretese che nessun uomo o donna potrebbe mai soddisfare; i modelli messi in circolazione dai media sono artificiali. Programmi spazzatura come “Beautiful” propongono dei non valori, modelli di vita totalmente artificiali che entrano profondamente nella psiche profonda, anche in forma subliminale, e quando poi vengono applicati, anche inconsciamente, si creano impossibilità di convivenza, impossibilità di cooperazione, perché magari si pretende che il coniuge corrisponda a certi pesudo-modelli di uomo e di donna. L’interesse delle industrie, gli interessi economici, gli interessi della politica bombardano pesantemente e contribuiscono alla formazione di modelli che rendono la convivenza e in generale il mondo delle relazioni molto difficile. Comunque, come dico spesso, la massa è solo un concetto astratto, esistono gli individui e la società, che è costituita dall’interazione di individui. Dunque dobbiamo sempre partire da noi stessi, migliorando la nostra attitudine e il nostro personale comportamento. Agire bene rende anche sani e mantiene la persona più longeva possibile. Circa venti anni fa, feci una trasmissione radio il cui titolo era: “Essere onesti conviene”. Detti volutamente alla trasmissione un titolo provocatorio, perché volevo collegare il punto di vista economico a quello sociologico, a quello medico, a quello psicologico, sociologico e spirituale. Una persona che agisce in maniera scorretta crea una serie di conflitti prima di tutto intrapersonali, poi anche sul piano interpersonale e dunque sociale. Perciò, aiutando le persone a seguire con rettitudine i princìpi attraverso i quali ci si può armonizzare con l’ordine cosmico e quindi con la volontà divina, significa sicuramente aiutarle anche in ogni ambito dell’esistenza secolare. Se analizziamo in maniera approfondita i principi di yama e niyama, che si trovano riassunti nei quattro principi regolatori della tradizione Vaishnava, possiamo constatare come implichino ed aiutino a sviluppare un alto livello di igiene psicofisica, e di riflesso anche sociale. Gli strumenti per migliorare la nostra esistenza anche in quest’era e in questa società ci sono tutti, basta applicarli con rigore ed elasticità al tempo stesso.