11 dicembre 2009

Racconti in diretta: Realizzazioni, esperienze, riflessioni spirituali.

Lecce, 8 Dicembre 2009.
Al mattino ci raccogliamo in meditazione. Il Maha-mantra Hare Krishna risuona per la prima volta nelle orecchie dei partecipanti al Seminario. Alcuni di loro stanno continuando a seguirci nei nostri programmi. Si stanno affezionando. Il Seminario prosegue...Cantiamo la laude di Bhaktivinoda Thakur rivolta al devoto del Signore: “Ohe Vaishnava Thakur”. Shriman Matsyavatara Prabhu ci spiega il suo significato. “L'abbandono a Shri Shri Guru e Krishna è una pratica basilare, indispensabile per poter avanzare spiritualmente. Per l'essere umano sembra che ciò sia la cosa più difficile da fare. Sembra che si preferisca morire piuttosto che abbandonarsi, come se l'ego fosse più importante della vita stessa. Ma cosa ha di tanto importante l'ego? Se lo analizziamo con lucidità, scopriamo che esso non è altro che un insieme di scelte arbitrarie con le quali la persona si identifica. Come se voi vedeste un nucleo luminoso che è la vera persona, attorno al quale ci sono oggetti fluttuanti (nella psiche) e l'io si identifica non con il nucleo ma con questi contenuti effimeri. Il soggetto non ha a che vedere con essi, se non nella misura in cui il sole ha a che vedere con il suo riflesso nell'acqua. Noi siamo e rimaniamo, mentre quel riflesso non è e non resta. Una bolla che prima o poi scoppia: così è l'ego. Dunque cosa vuol dire abbandonarsi? Significa abbandonare un'illusione ed entrare in contatto con la nostra reale natura. Siamo esseri spirituali fatti per amare ed essere amati, e il nostro partner privilegiato è Dio, attraverso il Quale si può amare chiunque nell'universo e l'universo stesso. Quando voltiamo le spalle a Dio e al Suo amore, usciamo dalla realtà ed entriamo nel vortice delle apparenze. Se vogliamo tornare in contatto con la Realtà, la via regia è ristabilire la nostra relazione con Dio. E tra tutte le vie di ricongiunzione o comunione con il Supremo l'amore è la privilegiata, quella che eccelle su tutte le altre. Lo scopo della nostra vita è ricongiungersi al Signore e diventare recipienti dell'Amore divino. Gli innamorati di Dio ci trasmettono e ci insegnano questo Amore, come in primis fa il Guru: colui che amorevolmente ci guida, ci corregge, ci illumina, ci perdona quando sbagliamo. La sua caratteristica principale è la compassione, karuna. Attraverso il Guru e i devoti del Signore possiamo ricevere la Grazia divina per poter avere la forza di ricongiungerci al Supremo. Coloro la cui buddhi è sempre collegata a Dio sperimentano un flusso costante di ispirazione di cui diventano tramiti: prendono l'ispirazione dall'alto e la portano in basso. Si costituisce così un ponte tra terra e cielo. La terra può diventare bella come il cielo se noi viviamo in terra con la coscienza di cielo. E ciò è possibile se non perdiamo l'ispirazione. Il segreto del successo è diventare capaci di ricevere la Misericordia, trattenerla e donarla agli altri”. Shrila Gurudeva ci dona bellissimi insegnamenti sulla Misericordia divina. Ci porta luce e speranza nel cuore.

Lecce, 9 Dicembre 2009.

Siamo nel tempio. Cantiamo la preghiera “Gurudeva” di Bhaktivinoda Thakur: qui troviamo la corretta disposizione d'animo per iniziare ogni giornata e per vivere l'intera vita. É una disposizione d'animo che va rinnovata ogni giorno. Shriman Matsyavatara Prabhu ci offre insegnamenti importanti sui presupposti della vita iniziatica. “Coloro che desiderano intraprendere la vita iniziatica, dovrebbero capire l'importanza del programma spirituale del mattino: mangala aratika è la centralità della nostra vita spirituale, è ciò che ci permette di mantenere vivo il nostro desiderio di realizzazione spirituale, è uno degli strumenti principali per far crescere la pianticella della Bhakti: bhakti lata bija, come spiega Shri Caitanya Deva nei Suoi insegnamenti a Rupa Gosvami. Se il bhakta non è esperto, la giovane pianticella della Bhakti viene soffocata dalla erbe infestanti dei condizionamenti: se non vengono estirpate giorno per giorno, esse uccidono la nostra Bhakti. Come curarla e come proteggerla? Mangala aratika è indispensabile. Alzarsi presto al mattino, lavarsi accuratamente, mettersi vesti pulite dedicate alle funzioni religiose, offrire preghiere al Signore, offrirGli adorazione, invocare i Santi Nomi, leggere le sacre Scritture e ascoltare i commenti del Maestro spirituale e di devoti avanzati spiritualmente. L'avanzamento spirituale si misura in termini di coerenza, continuità della pratica, devozione e dedizione. La Bhakti è una tendenza spontanea dell'anima, ma per farla emergere, per farla fiorire, occorre seguire una sadhana rigorosa, altrimenti non riusciremo a rompere le catene della coazione karmica. La consapevolezza di ciò è fondamentale per coloro che sono discepoli e per coloro che desiderano diventarlo. Si può servire Shri Krishna in tanti modi diversi, ma il comune denominatore di tutte le varie forme di sacra seva è un'ottima sadhana personale. La pratica della Bhakti è il nostro “legno che varca cantando”. É un'impresa affascinante, bellissima, ma occorre tutto il nostro impegno. L'iniziazione spirituale non è un punto di arrivo, è il varo della nostra nave, del nostro vascello della Bhakti. La fede in Dio è una componente dell'anima, ma può illuminarsi e diventare potente fino a muovere le montagne oppure, se uno commette offese, può sgretolarsi, andare in frantumi fino a ridursi quasi a zero. La fede cresce o diminuisce a seconda di come noi ci comportiamo. Se non siamo sostenuti da una sadhana continua e rigorosa, i condizionamenti e la sofferenza ci sommergono”. Durante la giornata Shrila Gurudeva incontra varie persone. Tra queste mi colpisce in particolar modo una signora che con spontaneo entusiasmo dice a Shrila Gurudeva: “In quanti posti sono entrata per sentire anche solo una parola di quelle che tu hai detto in questi giorni, ma sono sempre rimasta delusa. Da te finalmente ho sentito dire quello che desideravo ascoltare da tanto tempo”. Sono parole che scorrono da anima ad anima.

Lecce - Napoli, 10 Dicembre 2009.

Al mattino presto partiamo da Lecce per Napoli. Si è conclusa la prima parte del viaggio. Commossi salutiamo i devoti e li ringraziamo per la loro ospitalità, per il loro calore, per la loro devozione, per il servizio che hanno reso a Shrila Gurudeva. Il viaggio prosegue. Mentre corriamo sulla strada vediamo nel cielo un grande stormo di uccelli: volano tutti assieme, uniti si librano nell'aria. L'un l'altro si fanno forza, volano verso una comune meta. Anche noi desideriamo librarci in alto, salire sulle nuvole, scavalcare la volta del cielo e raggiungere il sole. E' questo il nostro viaggio. Il sole fa capolino da una nuvola, il mare ci accompagna. La Natura ci parla del Suo Creatore. Nel pomeriggio Shrila Gurudeva tiene una Conferenza nella Sala neorinascimentale dedicata allo scultore Vincenzo Gemito, che si trova di fronte al Museo archeologico nazionale di Napoli, uno dei più importanti d'Europa. “Yoga come Arte di Vivere”. “Lo Yoga serve a curare sbalzi di umore, a sanare ferite psicologiche, ma anche a molto di più. Il fine dell'uomo è la felicità, e lo Yoga aiuta a raggiungere questo scopo. Lo Yoga ci permette di sperimentare quella gioia che non dipende da cose esteriori, che è ben diversa dall'euforia effimera dei sensi. Per poter realizzare ciò occorre ritrovare il nostro fulcro, la nostra centratura, e ciò è possibile solo ricollegandoci al Divino. Nella Bhagavad-gita, uno dei testi più autorevoli della tradizione indovedica, lo Yoga è spiegato nel suo significato di "ricongiunzione". Si ricongiunge l'io individuale soggettivo al Sè cosmico, a Dio. La suprema ricongiunzione è nella forma dell'Amore: Bhakti-Yoga.” Shrila Gurudeva prosegue spiegando la differenza tra il sé e l'ego, tra l'essere spirituale e l'io storico. “Quando la distanza tra l'io e il sé aumenta, l'essere diventa sempre più alienato. Anche se conquistasse un impero economico sarebbe sempre più povero. Anche conseguisse tutto il sapere, sarebbe il più ignorante e il più infelice. Anche se avesse tutto il potere, si sentirebbe comunque un miserabile”. Vengono spiegate le conseguenze dell'allontanamento tra l'io reale e l'io immaginario, ed anche cosa succede quando l'io e il sé si riavvicinano fino ad integrarsi ed armonizzarsi. Ci viene rivelata la bellezza della ricongiunzione attraverso l'Amore, in cui tutto ritrova senso, unità, scopo, valore. Le persone sono assorte in un ascolto che ravviva, vivifica, dà speranza e direzione alla nostra vita nel mondo.

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