16 settembre 2010

Racconti in diretta: Realizzazioni, esperienze, riflessioni spirituali.

Appunti di Viaggio.
“Alla ricerca della Sacro. Sulla via dello Yoga e delle sacre confluenze”.
Seminario alle pendici dell'Himalaya.

4 Settembre 2010, “L'arrivo a Devaprayag”.
Stamani salutiamo Rishikesh, dove abbiamo lasciato il cuore, e saliamo su dei pullman che ci portano a Devaprayag, la città delle sacre confluenze, laddove i fiumi Bhagirati e Alakanda s'incontrano e danno origine alla Ganga. Dopo un viaggio alquanto impegnativo a causa di un tragitto impervio, arriviamo nel pomeriggio in un posto incantevole. Il nostro albergo è proprio di fronte al punto in cui i due fiumi si uniscono, in una valle circondata da montagne. La Ganga accompagna e dirige il nostro andare.

5 Settembre 2010 (mattina), “Il ciclo eterno della vita”.
La mattina andiamo nella spiaggia che è proprio davanti al nostro albergo e qui Shrila Gurudeva ci offre alcune riflessioni sul senso del nostro viaggiare. “Sono felice di essere in questo luogo di grande sacralità e di essere qui con voi, cari compagni di viaggio che avete affrontato con spirito costruttivo disagi, scomodità e piccole rinunce per avvicinarvi alla comprensione profonda di voi stessi e del senso del nostro andare nel mondo”. Ormai ciascuno di noi comincia a fare un primo bilancio di questo viaggio. In questi giorni abbiamo visitato luoghi sacri e ascoltato narrazioni spirituali, abbiamo posto domande su temi importanti di carattere esistenziale, sociale, psicologico, ecc. Abbiamo fatto esperienza di meditazione e imparato nuovi modi con cui guardare agli eventi; abbiamo costruito e arricchito la nostra coscienza e le nostre relazioni, non solo con le persone ma anche con il cielo, le stelle, i fiumi e tutte le creature. “Anche una piccola realizzazione della nostra immortalità, anche una sola goccia di quell'oceano, produce una dolcezza tale che non si dimentica più per il resto della vita. Oggi abbiamo la fortuna di trovarci alla sacra confluenza dei fiumi Alakananda e Bhagirati. Quest'ultimo proviene da un luogo vicinissimo a Bhadrinath, a circa 3200 metri di altezza, uno dei quattro principali luoghi di pellegrinaggio dell'Himalaya assieme a Kedarnath, Gangotri e Yamunotri. Pensate che il Bhagirati alla sua sorgente è bollente, tanto che vi si può cuocere il riso! Poi lungo il suo corso, incontrando centinaia di torrenti impetuosi ed infine unendosi all'Alakananda, diventa della temperatura che potete sperimentare voi stessi toccando queste acque che proprio in questo punto danno origine alla Ganga. I colori dei due fiumi, blu e verde, confluiscono in una nuova tonalità che esalta la bellezza di entrambi e che specialmente in primavera è ben visibile. Anticamente questa terra era abitata da grandi saggi, eremiti, asceti, da yogi e innamorati di Dio, devoti puri di cuore che avevano dedicato la loro vita alla realizzazione spirituale e che vivendo in questo luogo avevano infuso in esso quella sacralità che ognuno di noi può ancora oggi sentire se riesce a raccogliersi. Storie puraniche descrivono le avventure di questi devoti, che avevano abbandonato agi materiali, ricchezze, fama, potere per servire Dio e le Sue creature. Anche Vidura aveva lasciato il palazzo imperiale di Hastinapura per venire sulle rive della Ganga ad incontrare il saggio vedico Maitreya, e scelte simili erano state fatte da Agastya, Vishvamitra, Kashyapa e da tante altre grandi personalità. Ma cosa li aveva portati a tali scelte? Essi avevano sentito un forte richiamo, una vocazione, una voce dal cuore che li risvegliava alla loro natura, come se li risvegliasse da un lungo sonno in cui avevano creduto di essere ministri, re, capifamiglia, donne o uomini. Una volta risvegliati essi si resero conto di essere das dasa anudas, ovvero servitori dei servitori dei servitori del Signore. Realizzarono così che quel mondo di sogni che avevano creduto fosse l'unica realtà aveva un inizio e una fine e che di per sé non esercitava più nessuna attrazione su di loro. Una volta sperimentato il gusto e il piacere della dimensione spirituale, dell'immortalità e della sapienza, sentirono la necessità di seguire quel richiamo fino al ritorno a casa. A questo punto qualcuno potrebbe forse chiedersi: perché allora Shri Krishna nella Bhagavad-gita non dice ad Arjuna di ritirarsi in un luogo sacro e di rimanervi in stato di contemplazione e rinuncia? Perché la coscienza spirituale, una volta risvegliata, la si può vivere ovunque, continuando a fare le stesse cose che si facevano prima ma con un'attitudine diversa: con lo spirito di offerta a Dio. Questa attitudine è superiore come importanza a qualsiasi luogo fisico di pellegrinaggio, anzi è proprio questa predisposizione interiore che conferisce autentica sacralità. Che questo luogo benedetto ci illumini e ci consenta di risvegliarci alla nostra natura spirituale, che ci dia la forza per affrontare le difficoltà che la vita a tutti riserva e che ciascuno di noi sia in grado di comprendere che ogni crisi, sofferenza o perdita di persona cara, se la sappiamo vivere con la giusta attitudine, può aiutarci ad attualizzare il nostro potenziale spirituale”. Mentre Shrila Gurudeva parla, alcuni indiani hanno portato sulla spiaggia il corpo di un uomo di cinquant'anni morto il giorno prima a causa di un infarto. Comincia la cerimonia funebre che lo consacra all'ultimo dei sacerdoti, Agni, il deva del Fuoco, e che lo restituisce infine alle acque universali di madre Ganga. Che ogni esperienza che viviamo nel mondo ci stimoli ad entrare nella realtà, nell'essenza del nostro essere. “La nostra possibilità di salvezza è proporzionale al distacco che sviluppiamo dalle cose mondane. Non vi fate abbacinare dalle apparenze. Cercate di cogliere l'aspetto più profondo e sacro di ciò che vedete. Provate ad invocare il nome di Dio con fede, con il desiderio di entrare in contatto con l'immortalità che ci appartiene e di cui purtroppo solo raramente siamo consapevoli. Siamo energia di Amore e dentro di noi abbiamo tutta la sapienza che ci serve per realizzarci. Signore, concedici anche solo un attimo di quella felicità essenziale che non ha cause esteriori e che permane una volta che abbiamo imparato a ricollegarci ad essa. Se si riacquista questa coscienza, qualsiasi cosa si faccia nella vita, in qualsiasi luogo ci si rechi, siamo sempre sostenuti e inondati da questo stato beatifico continuo, ininterrotto, non più alterabile da fattori esterni. Che i saggi, i rishi, gli yogi, i grandi devoti dal cuore innamorato e Dio stesso che si è manifestato molte volte in questi luoghi, possa benedire ciascuno di noi e realizzare i nostri intimi desideri spirituali”. In silenzio facciamo una visualizzazione meditativa. Chiudiamo gli occhi e pensiamo al desiderio che più di altri vogliamo realizzare. Respirando profondamente, ascoltiamo lo scorrere di Ganga mayi e ci visualizziamo nella realtà che desideriamo si concretizzi. In questo modo stiamo costruendo il nostro futuro. Rimaniamo in silenzio a meditare. Dopo questa visualizzazione, il nostro Maestro riprende a parlare rispondendo alle nostre domande. La prima di esse: come possiamo affrontare le gravi malattie? Nel frattempo dietro di noi si alzano le fiamme della pira funebre. La morte incontra la vita, la vita incontra la morte in un ciclo senza fine. “Lo scopo della vita non è diventare immortali nel corpo, ma realizzare il nostro potenziale divino. La morte è semplicemente il passaggio da una dimensione di esistenza ad un'altra. Chi ha realizzato ciò, guarda con distacco al morire e al rinascere perché è consapevole del ciclo eterno della vita”. A questo proposito il Maestro recita uno shloka della Bhagavad-gita (II. 13), che spiega come il saggio cosciente del sé eterno spirituale non si addolora per la morte del corpo. Qui, seduti di fronte a Ganga Mayi, la verità della Bhagavad-gita risuona in noi ancora più forte. Continuano le nostre domande. Che cosa accade alla coscienza al momento della morte? Shrila Gurudeva ci spiega che cosa avviene durante il post-mortem, narrandoci affascinanti racconti che ci parlano del viaggio dell'anima nelle varie dimensioni di esistenza. Nel frattempo il rito funebre che era in corso poco distante da noi è terminato e gli officianti si stanno ora bagnando nelle acque di Madre Ganga. Qui, sulle rive di questo fiume sacro, si realizza quanto è reale il ciclo della vita tra nascita e morte. Qui si guarda alla morte come si guarda alla nascita, come passaggi nel ciclo eterno dell'esistenza.

5 Settembre 2010 (pomeriggio), “Visita al tempio di Shri Rama”.

Nel pomeriggio ci rechiamo in visita al tempio di Shri Raghunath, manifestazione di Shri Rama. Per recarci in questo luogo, camminiamo per i vicoli di Devaprayag. Vediamo gente semplice, naturalmente devota, che si stupisce nel vedere degli occidentali che sono arrivati fino a qua. Infatti, fino ad ora non abbiamo ancora visto nessun turista, nessun occidentale in visita. Durante la camminata contempliamo paesaggi suggestivi e saliamo su di un ponte in cui vi è una corrente potentissima di prana. E' così vitalizzante che ci inebria. Anche solo per questo la ricchezza di luoghi simili è incalcolabile. Arriviamo nel tempio di Shri Rama, dove ammiriamo una Murti bellissima in pietra nera. Nella mano sinistra tiene l'arco e nella destra una freccia. Sta in piedi maestosa, con due grandi occhi che ci sorridono. Dentro quegli occhi vediamo l'universo. In questo tempio è proibito fare foto. Quella Murti la facciamo entrare dentro di noi. Ora e sempre sarà con noi. I nostri occhi nei suoi occhi, la nostra vita che sia al suo servizio. Davanti all'altare ci sono scritte in tamil di uno dei mistici Alvar che narra le glorie di Devaprayag. Fuori dal tempio facciamo un parikrama attorno al seggio in pietra in cui Shri Rama sedeva per fare ascesi. Dopodiché ci fermiamo nel cortile davanti al tempio per una lezione del nostro Maestro. Shrila Gurudeva ci narra la storia di Shri Rama, il Signore del Dharma. Siamo nella dimora dei deva, nel luogo delle ascesi, della purezza. Qui ci sentiamo più vicini al cielo. Alla sera torniamo al nostro albergo. A quest'ora il paese di Devaprayag sembra un piccolo presepe. Nel cielo ci sono tante stelle. Vediamo anche la via lattea, alcuni di noi per la prima volta nella vita.

6 Settembre 2010 (mattina), “Krishna è nel cuore di chi lo ha nel cuore”.

La mattina presto ci sediamo a fare pratica di pranayama, asana e meditazione sulla spiaggia, sulle rive di madre Ganga. Sono momenti indimenticabili, che rimarranno per sempre impressi nel nostro cuore. Più tardi ci incontriamo, sempre sulla spiaggia, per ascoltare la lezione del Maestro. “Chiunque di noi, in qualsiasi momento della propria esistenza, può rendere perfetta la propria coscienza e riappropriarsi di quelle qualità spirituali che sembravano perdute ma che erano solo oscurate. Tra tutte le attività pie che possono essere compiute da un essere umano, la più elevata, quella che può aiutarci ad uscire dal ciclo di nascite e morti e dalla sofferenza del samsara, è l'ascolto della scienza della realizzazione spirituale. Quando ci dedichiamo a tale ascolto, Krishna che è l'Amico supremo, distrugge tutti gli ostacoli che sono sul nostro sentiero. Krishna è nel cuore di chi lo cerca nel cuore e alla fine il devoto, per la Sua Grazia, Lo realizza nel cuore”. Rispondendo ad alcune domande, Shrila Gurudeva ci legge dei passi tratti dalla Divina Commedia. Che meraviglia sentire commentare le terzine dantesche in riva a Madre Ganga! La sapienza è universale. Risplende ovunque, come il sole. Alla fine della mattina facciamo assieme un bagno rituale nelle acque del sacro fiume. 

6 Settembre 2010 (pomeriggio), “L'Amore è la meta del nostro viaggio”.
Arriviamo su di un ghata che si trova proprio davanti alla confluenza del Bhagirati e dell'Alakananda. Facciamo un bhajan per predisporre la coscienza all'ascolto delle sacre narrazioni. Una fila di indiani seduti su di un muretto sopra di noi ci stanno a guardare e si uniscono al nostro canto. Poi offriamo puja a Shrila Prabhupada. Durante la cerimonia, non riusciamo ad offrire la fiamma perché il cotone utilizzato è poco inumidito di ghi. Allora ci rechiamo in un tempietto sopra il ghata, dove c'è una bellissima Murti di Ganga Devi, grande, accogliente, affascinante, la Madre universale. Chiediamo ad un baba che cura questa Murti se ha una candela da darci per fare l'offerta. Lui capisce subito quel che intendiamo e, dopo qualche minuto, torna portandoci tantissimi ghiwits e canfora. Non vuole nessuna donazione. Desidera solo che li usiamo ogni giorno per adorare Krishna. Questa è la devozione autentica che unisce oltre le differenze di razza e cultura. Dopo la lezione, cantiamo la gayatri al crepuscolo. Il cielo è rosato e anche la Ganga ha lo stesso colore. Pensiamo che vorremmo vivere qui per sempre. Difficile staccarsi da questo luogo. Qui rimarrà il nostro cuore. Il nostro incontro di Sat-Sanga prosegue con domande e risposte. Alcuni dei temi che vengono affrontati: come integrare l'energia femminile e l'energia maschile, il sentimento e la razionalità; come vivere in maniera evolutiva il rapporto di coppia e su quali basi fondare una famiglia; come superare il complesso di colpa; come prendere coscienza delle nostre catene e conquistare la liberazione. Nel frattempo si leva una brezza leggera che ci ristora. Che potenza in questo luogo sacro! Vi si respira una magia indescrivibile. Qui contempliamo il connubio tra la terra e il cielo, tra la madre e il padre, tra la materia e lo spirito, tra l'uomo e Dio. Ormai è giunta la notte, ma noi continuiamo a stare in questo posto sacrale. Il suono di madre Ganga si fa sempre più forte. Le sue acque sono ormai dentro di noi. “La meta del nostro viaggio evolutivo è l'amore spirituale assoluto, quello che integra maschile e femminile e ci rende esseri perfetti, non più dipendenti dall'esterno ma autonomi in noi stessi. Persone grate a Dio e ad ogni essere, che hanno realizzato l'unione con Creatore, creato e creature. L'Amore conquista la morte. Imparare ad amare è lo scopo del nostro viaggio”. Ritorniamo al nostro ashrama facendo un Harinam nelle strette vie di Devaprayag.

7 Settembre 2010, “La conclusione del nostro viaggio è l'inizio di una nuova vita”.
Siamo ormai giunti al giorno prima della partenza. La mattina all'alba andiamo a dare il nostro ultimo saluto a Ganga Mayi. Ci sediamo sulle sue rive a meditare, pensiamo allo scorrere della nostra vita, facciamo un bilancio per capire dove siamo e dove vogliamo andare. Sentiamo un forte impeto dentro di noi. Il desiderio forte, l'unico che esiste, è quello di abbandonarsi a Dio. I nostri piedi nell'acqua vengono portati via dalla corrente e allo stesso modo noi vogliamo andare laddove Madre Ganga ci porta, laddove Dio ci conduce, laddove l'Amore assoluto senza condizioni ci riscalda e illumina. Che la nostra vita segua il flusso di madre Ganga. Vogliamo essere trasportati dalle sue acque. Nient'altro è importante. Che ci porti dove lei desidera. I nostri desideri non sono più indipendenti da lei; ormai scorrono all'interno dei suoi argini. Il desiderio del cuore è fare la volontà del nostro Signore, che sa qual è il nostro destino, che conosce cos'è per noi utile e importante, che può guidarci alla suprema felicità. A Lui ci abbandoniamo con tutto il cuore. Che la nostra vita sia al Suo servizio. Mentre preghiamo in questo modo, una dolce verità continua a sussurrare dentro di noi: Shri Rama è il Signore che soddisfa i desideri del cuore. Verso le nove ci raccogliamo tutti sulla spiaggia per ascoltare l'ultima lezione di questo seminario dedicata a domande e risposte. In conclusione, il Maestro ci saluta con queste parole: “Che il patrimonio che abbiamo accumulato in questo viaggio sia da ciascuno di noi custodito con cura, con amore, che sia reinvestito per il bene di tutti. Diventate giardinieri esperti del germoglio di Conoscenza e di Amore che qui è sbocciato e proteggetelo dalle erbacce dei condizionamenti. Il segreto per riuscirci è ricercare in ogni momento, in ogni pensiero, parola, azione e desiderio, il collegamento con Dio, con la dimensione spirituale. Questo collegamento è Yoga”. La conclusione del nostro viaggio è l'inizio di una nuova vita.

Nessun commento:

Posta un commento