Da tempo immemorabile, tra l’anima e la psiche si combatte una perenne battaglia per il predominio della coscienza. Per l’essere umano condizionato, i dilemmi più penosi sono creati dalla estenuante tensione tra i due poli, che presentano soluzioni tanto diverse quanto sono diverse le loro motivazioni. Tali tensioni perdurano fintanto che l’io storico - prodotto di scelte arbitrarie della psiche - non viene armoniosamente reintegrato nel campo energetico dell’anima. I dubbi che la mente talvolta insinua sono legati al cangiante e mutevole mondo dell’impermanenza, ed è normale che il fenomeno si intensifichi in prossimità di scelte di vitale importanza, o subito dopo. In ciascuna di queste fasi è l’ego falso che protesta, ma non fatevi intimorire. Finora l’ego l’ha fatta da padrone, ha oscurato il vostro vero sé, vi ha tiranneggiati impunemente vita dopo vita, vi ha resi schiavi di illusori progetti di felicità, di farneticanti ambizioni. Adesso che lo state spodestando, che state per riguadagnare la libertà, ovviamente si ribella. Ogni condizionamento produce qualche forma di nevrosi, e i condizionamenti spesso sono più di uno. Da tempo immemorabile dentro di noi sembra che convivano due “esseri”. Il primo e più insistente è l’io inferiore, detto anche “falso ego”: sospettoso, arrogante, orgoglioso, egocentrico, insoddisfatto e irritabile. E’ come una bestia scaltra e famelica, sempre in cerca di preda nella forma di prestigio e piaceri illusori. La seconda è l’io superiore, il sé, l’essere spirituale nascosto, l’atman, la cui chiara voce di saggezza solo raramente abbiamo udita ed ascoltata. Nello scontro tra questi due “esseri” vincerà certamente quello che nutriamo di più. Più prestiamo attenzione agli insegnamenti spirituali, più li contempliamo e li integriamo nella nostra vita di tutti i giorni, più si risveglia e si rafforza in noi la voce interiore, la saggezza innata del discernimento che, nella cultura della Krishna-bhakti, nel Gaudiya-Vaishnavismo, è chiamata tattva-viveka, consapevolezza discernente. Se incominciamo a distinguere tra le insistenti, suadenti quanto ingannevoli voci dell’io – che peraltro non ha alcuna esistenza propria - e la veritiera voce del sé – realtà immortale - e scegliamo deliberatamente e irrevocabilmente la guida della seconda, questa ci apre la luminosa via della libertà, della salvezza, della gioia e dell’Amore. Allora e solo allora inizia a manifestarsi in noi il chiaro ricordo della nostra autentica natura - una e indivisa - quella spirituale, in tutto il suo splendore e divina verità. A quel punto i vaneggiamenti dell’ego falso non distolgono più dalla retta comprensione-visione e anche gli ultimi dubbi cessano, e con essi i capricci della fu mente ribelle. Poiché il vero ostacolo alla realizzazione spirituale è la mente ribelle, una volta conquistata e resa docile strumento sotto l’egida dell’anima è possibile sperimentare prontamente la felicità ineffabile dell’estasi. L’esperienza psicologica dell’inferno precede l’ascesa al Cielo, passando quasi invariabilmente per la fase intermedia del Purgatorio. Il primo passo concreto su questo sentiero è l’abbandono a Dio, espresso poi anche formalmente dal rito dell’iniziazione (Hari-nama diksha). Del resto, la vita iniziatica - dono divino che permette di trasformare in un puro diamante la mente - richiede chiarezza, onestà, coraggio e fermezza. Infatti, quando si sono sufficientemente praticate e sviluppate nel carattere queste fondamentali qualità, la Grazia Divina discende e tutto s’illumina, la ex plumbea mente si colora di aurei bagliori, l’anima è strappata alla schiavitù della materia e si libra in Cielo…Solo allora l’evoluzione spirituale diventa rapida e prende concretamente realtà, anche nel mondo tridimensionale.
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