28 gennaio 2009

'L'iniziazione alla vita spirituale' di Shrila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura.

La cerimonia di diksha o iniziazione è quella con la quale il Maestro Spirituale fa accedere una persona allo stadio iniziale sul sentiero della ricerca spirituale. La cerimonia ha lo scopo di conferire illuminazione spirituale attraverso l’eliminazione della tendenza al peccato. La sua efficacia dipende dal grado di volontaria cooperazione da parte del discepolo, e perciò non è la stessa in tutti i casi. Non preclude la possibilità di una regressione del novizio alla condizione non spirituale, se egli lesina gli sforzi o si comporta male. L’iniziazione pone la persona sul sentiero della verità e conferisce un impulso iniziale a progredire. Non può però bastare a far avanzare una persona illimitatamente, a meno che questa non scelga di sua volontà di contribuirvi con i propri sforzi. La natura dell’impulso iniziale varia anche a seconda della condizione del recipiente, ma nonostante la misericordia del buon Maestro ci consenta di avere una visione dell’Assoluto e del sentiero per raggiungerLo, il seme così piantato richiede cure molto attente sotto le diretive del Maestro per poter germogliare e diventare un albero che dona frutti e ombra. A meno che la nostra anima scelga di sua spontanea volontà di servire Krishna, dopo aver ottenuto un’idea sommaria della Sua natura reale, non può mantenere a lungo la visione spirituale. L’anima non è mai costretta da Krishna a servirLo. Ma l’iniziazione non è mai completamente inutile: cambia l’atteggiamento del discepolo nei confronti della vita. Se egli pecca dopo l’iniziazione può cadere in condizioni di degradazione più basse del non iniziato. Ma anche se dopo l’iniziazione possono esserci temporanei regressi, questi di norma non impediscono la liberazione finale. Il più fioco bagliore della vera conoscenza dell’Assoluto ha sufficiente potere per cambiare radicalmente e per sempre la nostra intera costituzione mentale e fisica, e questo bagliore non può essere totalmente offuscato, eccetto in casi straordinariamente sfortunati. E’ senza dubbio possibile per l’iniziato, se solo egli lo desidera, seguire le indicazioni del Guru, che conducono gradualmente all’Assoluto. Il vero Maestro è davvero il salvatore delle anime cadute; è però molto raro che una persona di cultura moderna senta l’inclinazione a sottometersi alla guida di un’altra persona, soprattutto in questioni spirituali. Ma la stessa persona si sottomette senza problemi alle indicazioni di un medico per essere alleviata nelle sue sofferenze fisiche. Questo perché queste ultime non possono essere ignorate senza conseguenze evidenti a tutti. Il male che scaturisce dalla nostra negligenza nei confronti delle sofferenze dell’anima, è di natura tale da paralizzare e confondere la nostra conprensione, impedendone così il suo riconoscimento. La sua gravità non viene riconosciuta perché apparentemente non si frappone in maniera così diretta tra noi e le nostre attività mondane. La persona di cultura media è perciò totalmente libera di porre domande senza realizzare la pressante necessità di sottomettersi alla cura di un medico veramente competente per guarire le infermità spirituali. Le domande più frequentemente poste sono di questo tipo: perché mai dovrebbe essere necessario sottomettersi ad una persona specifica o patecipare ad una specifica cerimonia allo scopo di realizzare l’Assoluto, che per Sua propria natura è non condizionato? Perché dovrebbe Krishna richiedere la nostra dichiarazione formale di sottomissione a Lui? Non sarebbe più generoso e logico permetterci di vivere la nostra vita in libertà, secondo i principi della nostra natura distorta, che è sempre Sua creazione? Ammettendo anche che sia nostro dovere servire Krishna, perché una terza persona dovrebbe presentarci a Lui? Perché è impossibile servirLo direttamente? Sarebbe senza dubbio altamente conveniente e di grande aiuto essere istruiti da un buon Maestro che conosca e comprenda le Scritture. Ma non ci si dovrebbe mai sottomettere a qualcun altro fino al punto da permettere ad una persona disonesta di fare realmente del male. Il cattivo maestro è un personaggio conosciuto. E’ inconcepibile come quei guru che vivono apertamente nel peccato riescano in ogni modo a mantenere il cieco apprezzamento della parte acculturata dei loro discepoli. Se è così possiamo criticare una persona che esita a sottomettersi incondizionatamente ad un maestro, sia questi buono o cattivo? E’ certamente necessario essere sicuri dell’autenticità di una persona, prima di accettarla anche vagamente come nostra guida spirituale. Un Maestro dovrebbe essere una persona che sembra possedere quelle qualità che ci permetteranno di migliorare la nostra condizione spirituale. Questi e simili pensieri potrebbero sorgere nelle menti della maggior parte di coloro che hanno ricevuto un’educazione moderna, quando viene chiesto loro di accettare l’aiuto di una persona specifica come loro maestro spirituale. La letteratura, la scienza e l’arte dell’Occidente promuovono il principio della libertà dell’individuo e condannano la mentalità che conduce all’abbandono ad una persona per quanto superiore. Queste inculcano la necessità e l’alto valore della fiducia in sé stessi e il diritto di scegliere il proprio cammino. Ma il lbuon Maestro richiede la nostra sincera e completa sottomissione. Il buon discepolo si abbandona completamente ai piedi del Maestro. Ma la sottomissione del discepolo non è né irrazionale né cieca. E’ completa a condizione che il Maestro stesso continui ad essere un buon Maestro. Il discepolo conserva il diritto di rinunciare al suo abbandono al Maestro nel momento in cui considera che questi è una creatura fallibile come lui. Né un buon Maestro può accettare qualcuno come discepolo a meno che quest’ultimo sia pronto a sottometterglisi volontariamente. Un buon Guru ha il dovere di rinunciare ad un discepolo che non desidera seguire in maniera completa le sue istruzioni. Se un Maestro accetta come discepolo una persona che rifiuta di essere totalmente guidata da lui, o se un discepolo si sottomette ad un Guru non totalmente buono, questo Maestro e questo discepolo sono entrambi destinati a cadere dalla loro condizione spirituale. Non si può essere un buon Maestro senza aver realizzato l’Assoluto.

Colui che ha realizzato l’Assoluto è salvo dalla necessità di camminare su sentieri mondani. Il buon Guru che vive la vita spirituale è perciò necessariamente e conpletamente buono. Dovrebbe essere totalmente libero da qualsivoglia desiderio di qualsiasi cosa di questo mondo, buona o cattiva. Le categorie di buono o cattivo non esistono nell’Assoluto. Nell’Assoluto ogni cosa è buona. Al nostro stato attuale non possiamo avere idea di questa assoluta bontà. La sottomissione all’Assoluto non è reale, a meno che non sia anch’essa assoluta. E’ sul piano dell’Assoluto che al discepolo è richiesto di sottomettersi completamente al buon Maestro. Sul piano materiale non ci può essere completa sottomissione. La simulazione di sottomissione completa al cattivo maestro è responsabile delle corruzioni he si riscontrano nella relazione tra l’ordinario guru mondano e i suoi egualmente mondani discepoli. Tutti coloro che pensano in modo onesto realizzeranno la logicità della posizione sopra descritta. Ma la maggior parte delle persone sarà incline a credere che un buon Maestro come sopra descritto non si possa trovare in questo mndo. Ciò è vero: sia il buon Guru che il suo discepolo appatengono al regno spirituale. Ma la sottomissione spirituale può comunque essere realizzata da persone di questo mondo, altrimenti nel mondo non ci sarebbe in nessun modo religione, ma il fatto che la vita spirituale possa essere realizzata in questo mondo non significa che l’esistenza mondana venga migliorata nella spirituale. A dire la verità l’una è completamente incompatibile con l’altra. Sono categoricamente differenti l’una dall’altra. Il buon Maestro, sebbene sembri appartenere a questo mondo, non è di questo mondo. Nessuno che appartenga a questo mondo può liberarci dalla mondanità. Il buon Guru è un abitante del regno spirituale che per volontà divina appare in questo mondo per permetterci di realizzare l’esistenza spirituale. La tanto decantata libertà individuale è il barlume di un’immaginazione distorta. Volenti o nolenti siamo costretti a sottometterci alle leggi di Dio, sia nel mondo materiale che in quello spirituale. La bramosia di libertà contraria alle Sue leggi è la causa di tutte le nostre disgrazie. La completa rinnegazione di ogni tipo di bramosia per questa libertà è la condizione per essere ammessi nel regno spirituale. In questo mondo desideriamo questa libertà ma siamo costretti, contro la nostra volontà, a sottometterci alle leggi della natura fisica. Questo è uno stato innaturale. La repulsione nei confronti di una sottomissione forzata non ci concede l’ingresso nel regno spirituale. In questo mondo il principio morale richiede proprio la nostra sottomissione volontaria, ma anche la moralità è una riduzione della libertà causata dalle peculiari circostanze di questo mondo. L’anima che non appartiene a questo mondo è in una condizione di esplicita o implicita ribellione contro la sottomissione ad una dominazione estranea. E’ per sua propria costituzione capace di sottomettersi spontaneamente all’Assoluto. Il buon Maestro chiede all’anima in lotta di sottomettersi non alle leggi di questo mondo, che la incateneranno sempre più alla sua condizione, ma alle supreme leggi del mondo spirituale. La simulazione di sottomissione alle leggi del regno spirituale senza l’intenzione di applicarle realmente nella pratica viene spesso presa per genuina sottomissione a causa dell’assenza di pienezza di convinzione. In questo mondo lo stato pienamente convinto è inesistente. Siamo perciò costretti in ogni caso ad agire sulla base di verosimiglianze, le cosiddette ipotesi vaghe. Il buon Maestro ci dice di cambiare il metoodo di azione che abiamo appreso dall’esperienza in questo mondo. Ci invita per prima cosa ad essere completamente e pienamente informati sulla natura e sulle leggi dell’altro mondo, che è eternamente e categoricamente differente da quello fenomenico. Se non ci sottomettiamo sinceramente per apprendere l’alfabeto della vita eterna, ma continuiamo ad asserire perversamente, per quanto inconsciamente, i nostri meccanismi e convinzioni contro le istruzioni del Maestro nel perido del noviziato, rimarremo dove ci troviamo. [omissis]. Ma a dire la verità quando ci riserviamo il diritto di scelta seguiamo noi stessi perché anche quando ci sembra di seguire il Maestro, è perché Egli sembra essere d’accordo con noi. Ma poiché i due mondi non hanno assolutamente niente in comune, stiamo solo vivendo un’illusione quando supponiamo di comprendere realmente il metodo o l’oggetto del Maestro, o in altre parole riserviamo il diritto di asserzione al sé apparente. Solo la fede nelle Scritture può aiutarci in questo tentativo altrimenti impraticabile. Crediamo al Guru con l’aiuto delle Scritture anche se non possiamo comprendere pienamente nessuno dei due. Non appena siamo pienamente convinti della necessità di sottometterci semza ambiguità al buon Maestro, è allora e solo allora che Egli può mostrarci la via verso il mondo spirituale, in accordo col metodo che gli Shastra descrivono a tale scopo e che Egli sa applicare in maniera propria senza commettere un fatale errore, appartenendo Egli stesso al regno dello Spirito. Il centro della questione non risiede nella natura esteriore della cerimonia dell’iniziazione così come ci appare, poiché è per noi incomprensibile, essendo un atto dell’altro mondo, bensì nella convinzione della necessità e della scelta di successo di un Maestro davvero buono. Possiamo pervenire alla convinzione della necessità dell’aiuto di un bravo Maestro attraverso l’esercizio della nostra ragione imparziale, alla luce dell’esperienza ordinaria. Quando questa convinzione si è pienemente formata Shri Krishna Stesso ci aiuta a trovare il Maestro davvero bravo in due modi. Per prima cosa Egli ci istruisce sul carattere e le funzioni di un buon Maestro attraverso le Scritture rivelate. In secondo luogo Egli Stesso ci invia il buon Maestro nel momento in cui possiamo pienamente benefiaciare delle Sue istruzioni. Il buon Maestro viene a noi anche quando lo rifiutiamo. Krishna ha rivelato dall’eternità informazioni sul mondo spirituale nella forma di suoni trascendenti che sono stati tramandati nelle scritture spirituali di tutto il mondo. Le scritture spirituali aiutano tutti coloro che sono preparati a fare esercizio della loro ragione allo scopo di trovare non il relativo ma la verità assoluta, per trovare il Maestro adatto in accordo alle loro direttive. L’unico buon Maestro è colui che ci può far realmente comprendere le scritture spirituali e queste ci permettono di realizzare la necessità e la natura della sottomissione ai processi in esse descritti. Ma c’è sempre la possibilità dell’inganno. Un uomo molto intelligente o un mago possono farsi credere persone che possono spiegare adeguatamente le Scritture per mezzo della loro conoscenza o arte illusoria. E’molto importante perciò guardarsi da tali trappole. Lo studioso, come il mago, pretende di spiegare le scritture soltanto nei termini degli eventi di questo mondo. Ma le Scritture stesse dichiarano che non ci rivelano affatto cose di questo mondo. Coloro che sono soggetti ad essere illusi dall’arte di yogi perversi si persuadono a credere che lo spirituale è identico alla perversione, distorsione o sfida delle leggi della natura fisica. Le leggi della natura fisica non sono irreali. Esse governano la relazione di tutte le esistenze relative. Nel nostro stato attuale è perciò sempre possibile per un’altra persona che possiede potere o conoscenza dimostrare la natura meramente speculativa di ciò che noi scegliamo di considerare come nostra convinzione più profonda, esponendo la sua insufficienza o inapplicabilità. Ma queste sorprese, poiché appartengono al regno del fenomenico, non hanno niente a che vedere col mondo dell’Assoluto. Coloro che provano attrazione non spirituale per l’erudizione o per la magia cadono nella trappola degli pseudo religiosi. La grave condizione di queste vittime della loro propria perversione si realizza nel fatto che nessuno può essere liberato dallo stato d’ignoranza per mezzo della forza. Non è possibile salvare l’uomo che rifiuta a priori di ascoltare la voce della ragione. Il pedante empirista non fa eccezione a questa regola. Il puro significato degli Shastra dovrebbe perciò essere la nostra unica guida nella ricerca del buon Maestro, quando sentiamo davvero la necessità della sua guida. Le Scritture hanno definito il buon Guru come colui che in prima persona conduce vita spirituale. Non sono le qualifiche mondane a fare il buon Maestro; è solo per mezzo di una completa sottomissione ad un tale Maestro che possiamo essere aiutati a tornare nel regno, nostra reale casa che sfortunatamente è veritiera terra incognita per quasi tutti noi al momento, e anche d’impossibile accesso per una mente e un corpo simili, risultato dell’abuso della nostra facoltà di libero arbitrio e del conseguente accumulo di un letale carico di esperienze mondane che abbiamo imparato a considerare vera sostanza della nostra esistenza.

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