16 febbraio 2009

'Sentire la Protezione e l’Amore di Krishna' di Shriman Matsyavatara Prabhu.

Shri Krishna nella Bhagavad-gita (IV.8) afferma che Egli discende di era in era per dare rifugio ai sadhu, alle persone che vivono in sattva guna, nella virtù, e che a Lui sono devote. Questa speciale protezione del Signore, i devoti la dovrebbero sentire sempre presente, come patrimonio inestimabile che li accompagna in ogni momento della loro vita: sentire la mano di Krishna sempre posata sulla propria testa. Ciò non significa intuire semplicemente la presenza di Krishna o, ancor più vagamente, percepire lo sfolgorio di energie e potenze del Brahman nella Sua onnipervadenza. Sentire la protezione divina è un qualcosa di molto più intimo e profondo: è sentire il sostegno, l'affetto, l'Amore del Signore, è sentirsi sollevati da ogni pericolo, protetti in ogni circostanza. Se questo dolce sentimento diventa costante in noi e ci accompagna ovunque, quando per qualche offuscamento della coscienza ne perdiamo la percezione, sembra che ci venga a mancare un bene vitale, essenziale, la vita stessa. Nel percorso evolutivo di ogni essere è una realizzazione importante quella che ci permette di diventare coscienti della speciale protezione di Dio. In alcune occasioni vi sarà capitato di sentirvi come tirati fuori da una situazione difficile, tratti in salvo da un pericolo; se riflettiamo profondamente, comprendiamo che ciò è stato possibile non tanto grazie alla nostra comprensione o intelligenza, non perché siamo stati previdenti o lungimiranti, ma perché dall'alto abbiamo ricevuto un aiuto, una misericordia speciale dal Signore che è amico dei Suoi devoti, Dio clemente e misericordioso. Per maturare la nostra visione spirituale, è fondamentale realizzare che non solo Krishna c’è, esiste, ma che è anche straordinariamente attento a quel che facciamo, presente nelle nostre vite, pronto ad intervenire – principalmente tramite i Suoi devoti - per sostenerci, aiutarci, ispirarci nel cammino che ci riporta a Lui. Dovremmo agire in ogni circostanza come se non fossimo mai soli, ed in effetti è proprio così: il Signore ci accompagna come Anima suprema nel nostro viaggio nel mondo; dovremmo sapere che siamo sempre sotto ai Suoi occhi, che Lui ci vede, che ci osserva intimamente. Siamo protetti e seguiti dal Signore con cura, con attenzione, amorevolmente, come una madre che segue e bada al proprio bambino, magari scrutandolo dalla finestra e osservandolo giocare con sguardo protettivo; è sufficiente che il bambino si volga, che alzi gli occhi al cielo, per poter scorgere la madre che lo sta osservando, per sentirsi protetto, al sicuro, a lei unito e collegato dall'affetto. Similmente i devoti si sentono sempre al sicuro, protetti da Dio, nei cui insegnamenti credono e vivono; essi sanno che Shri Krishna li osserva, che c'è, che tiene sempre una mano sulla loro testa, che protegge coloro che a Lui si abbandonano con fede, che hanno fatto della devozione a Dio l'essenza stessa della loro vita, non in termini astratti ma con le loro opere quotidiane. In tutte le tradizioni spirituali il gesto antico di porre una mano sul capo sta simbolicamente ad indicare l'elargizione di benedizioni. Nel cammino evolutivo, nel viaggio dell’anima verso Vaikuntha, un passaggio cruciale verso la perfezione, verso la realizzazione della propria essenza spirituale di bhakti, è quello che consiste nell'imparare a sentire la presenza di Krishna e la Sua protezione. Coltivando desideri contaminati e perciò rimanendo vittime dei condizionamenti della prakriti le persone commettono offese, diventano sleali, mancano alla parola data, talvolta persino ai voti presi; ciononostante la compassione e la misericordia del Signore non vengono mai meno: anche se in quel momento l'essere non è in grado di recepirle e di accoglierle, Krishna aspetta paziente lo spiraglio di un risveglio, dal cuore favorisce il rinnovarsi di una scelta deliberata verso il Bene, la Luce e l'Amore puro, il sentimento sovrano, il più prezioso, che può rinnovarsi e vivere solo in un clima di totale consapevolezza e libertà. Non si percepisce Dio, non si entra in rapporto con Lui se nel nostro cuore dominano ancora interessi egoici, scollegati dalla Realtà, ma questo non significa che il Signore non ci ami. E' l’essere condizionato a non percepire l’Amore di Krishna fintanto che gli anartha imperversano nella sua struttura psichica, ma Krishna comunque ama. Questo Amore lo si può sperimentare solo quando siamo riusciti a destrutturare i nostri condizionamenti, le nostre cattive abitudini o, per usare una terminologia di Shrila Rupa Goswami, quando i nodi del cuore si sono sciolti. Man mano che la persona comincia a fare un lavoro serio su se stessa per liberarsi dai propri limiti, l'amore intenso per Krishna progressivamente si manifesta nel suo cuore e la Sua presenza diventa visibile. Si realizza allora che il Suo corpo non è fatto di elementi materiali, ma è sat cit ananda vigraha, una forma spirituale perfetta fatta di eternità, consapevolezza e beatitudine, che non la si vede con gli occhi fisici ma solo con quelli dell'Amore.

Nessun commento:

Posta un commento